venerdì 18 novembre 2011

IL QATAR VUOLE ENTRARE NEL SISTEMA DI DIFESA "MEADS" PER DIFENDERSI DALL'IRAN

Il cosiddetto sistema MEADS – Medium Extended Air Defense System – è il nuovo programma di difesa antimissile a medio raggio che dovrebbe sostituire il sistema di difesa basato sui missili americani Patriot. Il programma – controllato direttamente dalla Nato attraverso un organismo denominato NAMEADSMO (NATO Medium Extended Air Defence System Management Organization) – vede coinvolti ovviamente gli Stati Uniti (finanziatori del 58% del progetto), in cooperazione soprattutto con l’Italia e la Germania. Il programma MEADS, infatti, è direttamente figlio di un consorzio d’imprese composto dalla statunitense Lockeed Martin, dalla pan-europea EADS (European Aeronautic Defense and Space Company) e dall’italiana MBDA Alenia.

L’obiettivo del nuovo sistema di difesa antimissile, come detto, è quello di difendere il territorio europeo attraverso un sistema mobile e aerotrasportabile in grado di proteggere strutture civili e militari per mezzo di missili PAC-3 in grado di distruggere sia minacce aeree convenzionali che minacce provenienti da missili balistici tattici (TBM).

Secondo indiscrezioni di questi ultimi giorni il Qatar avrebbe mostrato forte interesse ad entrare nel progetto MEADS, contribuendo direttamente a finanziarne lo sviluppo in cambio dell’acquisto del siste,a di difesa per il suo territorio. La monarchia del Golfo guidata in maniera assoluta dalla famiglia Al Thani, infatti, avrebbe già avviato le consultazioni con Washington, Berlino e Roma per entrare nel progetto dal prossimo febbraio 2012, mese in cui gli Stati Uniti termineranno il loro coinvolgimento diretto nel sistema MEADS (il Pentagono si è impegnato con una cifra di 2,3 miliardi di dollari per il finanziamento della fase di design e di sviluppo).
Perché questo interesse da parte del Qatar? Partiamo da una premessa: come noto la monarchia del Golfo è estremamente attiva negli ultimi anni a livello internazionale. Prima con il lancio del canale televisivo Al Jazeera e poi con il coinvolgimento diretto – sia diplomatico che militare - in conflitti importanti (si pensi ai casi del Shaara Occidentale, dello Yemen, del Libano, dell’Indonesia, della Somalia o della Libia), Doha è riuscito a conquistare un ruolo di primo piano nella politica estera mondiale. Un posizionamento che ha permesso al Qatar di vincere la gara per l’assegnazione dei mondiali di calcio che si terranno nel 2022, un evento che porterà il Paese a fare notevoli investimenti sia sul piano delle infrastrutture che nel turismo.

Fatta la premessa, arriviamo al punto concreto: da chi deve difendersi il Qatar? La risposta è semplice e basta guardare la carta geografica. Il rivale per eccellenza è l’Iran, repubblica islamica a maggioranza sciita, con una natura rivoluzionaria derivatagli direttamente dagli insegnamenti dell’Ayatollah Khomeini. Le relazioni diplomatiche tra Iran e Qatar, per un verso, differiscono notevolmente dalle relazioni critiche che Teheran porta avanti con altri Paesi del Golfo (Arabia Saudita in primis). Tra Doha e Teheran, infatti, esistono ottimi rapporti commerciali e diplomatici: il Qatar non ha condannato l’interferenza iraniana nel Bahrain e ha sempre usato toni molto morbidi verso il programma nucleare militare dell’Iran.

Le apparenze, però, non devono ingannare. Per un verso, infatti, il territorio del Qatar è un vero e proprio porto franco: qui scorrono milioni di dollari provenienti da ogni parte del mondo e numerosi terroristi internazionali usano proprio questo territorio come rifugio o come luogo di incontro con i loro contatti internazionali (gli uomini di Hamas ed Hezbollah su tutti). Per un altro verso, però, il Qatar rimane fortemente legato alle sue tradizioni sunnite e al suo rapporto con gli Stati Uniti d’America (il Qatar ospita l’importante base aerea americana di Al Udeid ed è stato un dei Paesi che maggiormente sponsorizzarono l’intervento internazionale in Kuwait nel 1991). Inoltre, come suddetto, con il nuovo sovrano Khalifa Al-Thani, Doha ha avviato un progetto di liberalizzazione che ha portato la monarchia del Golfo ad avere rapporti diplomatici ed economici con Israele e a sponsorizzare, attraverso al-Jazeera, una libertà informativa che ha contribuito a dare voce a quei movimenti di opposizione che hanno poi dato vita alla cosiddetta “Primavera Araba”. Fattori che, indubbiamente, pongono in diretta collisione il Qatar con la Repubblica Islamica dell’Iran.

La prospettiva di un Iran con la bomba nucleare, oggi confermata dalla stessa Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), spaventa notevolmente tutte le monarchie del Golfo, Qatar compreso. L’idea di un Iran inattaccabile e dotato di armamenti missilistici in grado di colpire in ogni momento i Paesi vicini, indubbiamente, impensierisce anche gli Al-Thani, nonostante il loro moderatismo diplomatico. Inoltre, incentrando la propria economia sul petrolio, anche il Qatar teme la supremazia iraniana sotto il profilo energetico e la capacità di Teheran di colpire i traffici nello Stretto di Hormuz in ogni momento (ciò, nonostante Iran e Qatar condividano progetti energetici vitali come il South Pars).

Sarà per questo che, secondo quanto dichiarato nel luglio scorso da fonti americane, il Qatar ha deciso di contribuire economicamente anche al progetto di difesa, dal valore di 122 miliardi di dollari che il Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC), ha deciso di realizzare nei prossimi dieci anni. Anche questo, non a caso, di espressa natura anti iraniana…

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