
La decisione su chi succederà al Re Abdullah è affidata al cosiddetto “Consiglio di fedeltà”, un organo creato appositamente nel 2006 per favorire una successione al potere pacifica. Il Consiglio è formato da 35 principi della famiglia Al Saud ed è presieduto dal Principe Meshal, fratellastro dell’attuale sovrano al potere. Compresa la pratica di successione, a questo punto, è necessario capire chi tra i numerosi membri della famiglia potrebbe essere nominato per la successione e quale politica potrebbe scegliere per il Regno.
Come anticipato dalla stampa, il probabile successore di Re Abdullah è l’attuale Ministro dell’Interno Principe Nayef bin Abdul-Aziz, noto semplicemente con il nome di Nayef. Il Principe Nayef è uno dei cinque membri ancora in vita dei cosiddetti “sette Sudari”, ovvero dell’alleanza stretta tra i sette figli del Re Abdulh-Aziz al-Saud e di sua moglie Hassa bint Ahmad bin Muhammad Al Sudari (una delle 22 mogli che il fondatore della dinastia saudita ha avuto). La Principessa Hassa discendeva dall’importane e forte tribu’ dei Al Sudari, fondamentale per la conquista del potere nel 1932 da parte di Abdulh-Aziz Al Saud.
Chi è il Principe Nayef ? Nato a Taif nel 1933, il Principe ha studiato alla “The Princess School” e nel 1953 è divenuto Governatore di Riyadh. Vice Ministro dell’Interno dal 1954 al 1970, il Principe è stato promosso dal suo fratellastro Re Faisal nel 1970 a Ministro per gli Affari Interni. Con l’uccisione del Re Faisal nel 1975, Nayef è divenuto Ministro dell’Interno prendendo il posto di suo fratello, il Principe Fahd divenuto, nel mentre il quinto sovrano del Regno (deceduto nel 2005).
Dal 1975 ad oggi, come suddetto Nayef si è occupato della sicurezza interna dell’Arabia Saudita divenendo uno degli uomini piu’ potenti del Regno. Oltre alla carica di Ministro dell’Interno, va ricordato, Nayef è anche a Capo del Supremo Consiglio sull’Informazione (che controlla i media e Internet) e della Suprema Commissione per l’Hajj (il rituale pellegrinaggio alla Mecca previsto una volta l’anno nell’Islam). Vice Primo Ministro dall 2009, Nayef è stato in grado di accedere direttamente a numerosi eventi di politica estera e ha presieduto direttamente numerose sedute di gabinetto. All’interno del Regno era ben nota la sua rivalità con l’appena defunto Sultano bin Abdul-Aziz al-Saud, Ministro della Difesa.
La possibile nomina di Nayef a prossimo sovrano, indubbiamente, non rappresenta una notizia splendida per gli Stati Uniti, alleato strategico di Riyadh. La Casa Bianca, infatti, non soltanto ha negli anni accusato il Principe di non aver fatto abbastanza per combattere i terroristi (esemplare il caso dello Sceicco Salman bin Fahd Al-Oadah, arrestato nel 1994 e poi rilasciato nel 1999 divenendo uno dei protetti del Ministero dell’Interno), ma non ha mai digerito le affermazioni del Principe in merito al possibile coinvolgimento di “forze straniere” nel terribile attentato alle Twin Towers (le solite accuse al “complotto sionista”). Va considerato, inoltre, che Nayef è uno dei maggiori finanziatori dei movimenti islamici palestinesi, pachistani e ceceni e ha sempre assunto una delle visioni piu’ conservatrici all’interno del Regno.
E’ difficile capire quali saranno le possibili posizioni politiche di Nayef. Egli, infatti, ha spesso assunto posizioni contradditorie. In politica estera, ad esempio, Nayef è stato l’inviato dell’Arabia Saudita in Iran nel 2001, ma nel 2009 un cable ha rivelato che Nayef ha protestato contro gli Stati Uniti per quella che egli riteneva essere una mancanza di linea dura da parte di Washington nei confronti di Teheran.. In politica interna, invece, Nayef è considerato uno dei rappresentanti della casa reale piu’ conservatori e spesso vicino all’islamismo più radicale. Nel 2009, inoltre, Nayef dichiarò che non c’era nessuna necessità di svolgere elezioni politiche o di favorire l’ingresso delle donne nel Governo. Allo stesso tempo, però, va ricordato che nel 2001 fu proprio Nayef come Ministro dell’Interno a concedere il diritto alle donne di possedere un documento di identità (sino a quel momento, infatti, le donne erano registrate solamente con il nome del padre o del marito).
Concludendo, insomma, è possibile dire che se Nayef verrà veramente confermato nel prossimo futuro alla guida dell’Arabia Saudita, il futuro delle riforme nel Regno potrebbe subire una qualche forma di rallentamento. Anche l’alleanza con gli Stati Uniti, inoltre, potrebbe non essere priva di punti di frizione, considerando le divergenze del passato. Allo stesso tempo, però, Nayef non potrà non tenere conto di quanto avvenuto nell’area mediorientale (la cosiddetta “Primavera Araba”) e del processo di riforma messo in atto dall’attuale sovrano Abdullah. In politica estera, infine, Nayef non potrà non considerare le minacce che giungono a Riyadh dall’ipotesi di un Iran nucleare. Una possibilità che mina direttamente l’equilibrio nella regione del Golfo Persico e gli interessi dell’Arabia Saudita (si pensi ai casi del Bahrain e dello Yemen).
Insomma, in poche parole, al di là delle posizioni ideologiche, quindi, il tradizionale realismo della Casa degli al Saud potrebbe alla fine, comunque prevalere.
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