mercoledì 3 agosto 2011

SIRIA E IRAN: QUATTRO IMPORTANTI DIFFERENZE

La rivolata popolare in Siria sta attraversando in questi giorni il suo momento più alto. La repressione del regime si è fatta sempre più forte e i carri armati di Maher al-Assad hanno compiuto una vera e propria strage a d Hama. La Comunità internazionale ha espresso il proprio sdegno ma, nonostante la coraggiosa mossa della Farnesina che ha richiamato il suo Ambasciatore a Damasco, la diplomazia europea non sembra intenzionata a seguire la linea italiana. Il Consiglio delle Nazioni Unite, da parte sua, è praticamente bloccato dal veto di Russia e Cina, interessate alla stabilizzazione del regime siriano e non alla sua eventuale caduta. Proprio per l’impossibilità di intervenire militarmente, diversi analisti hanno paragonato il caso siriano al caso iraniano e ne hanno evidenziato le differenze con la situazione libica. Nonostante alcune similitudini, però, Damasco e Teheran sono assai differenti.

E’ vero, intervenire in Siria è considerato estremamente difficile, la stessa considerazione che venne fatta dalla Comunità Internazionale durante le rivolte del 2009. I due Paesi, infatti, hanno un peso geopolitico molto forte e un eventuale attacco armato implicherebbe tutta una serie di difficoltà tecniche e di gestione del post-conflitto che, in questo momento, le Grandi Potenze non intendono gestire. Nonostante questo, per quanto concerne la Siria, la stabilità del regime è assai più discutibile. Di seguito, brevemente, quattro differenze tra il regime iraniano e quello siriano che incideranno sul futuro della Siria baathista:

1- Etnie: la Siria è una società multietnica, così come l’Iran. Il regime siriano, però, è retto dall’etnia Alawita che rappresenta il 12% della popolazione siriana. Al contrario, in Iran, gli sciiti rappresentano più del 50% della popolazione locale. Il regime siriano è stato capace di ottenere il consenso della minoranza cristiana e di parte della popolazione sunnita, soprattutto degli imprenditori. Se la situazione diventerà insostenibile, però, non è detto che l’alleanza tra queste minoranze terrà e l’antico odio verso gli Alawiti potrebbe riaffiorare forte nella maggioranza sunnita;

2- Rivoluzione: anche il regime siriano, come quello iraniano, è nato da una rivoluzione. C’è, però, un’importante differenza tra le due realtà: la rivolta iraniana è il frutto di anni di lotta ideologica tra la popolazione civile (unita ai clerici) e lo Shah. Uno scontento che raggiunse i massimi durante la “Rivoluzione Bianca” dello Shah. L’arrivo al potere di Hafiz al-Assad è frutto della instabilità politica siriana e della lotta interna al Baath locale tra l’anima radicale di sinistra e quella più pragmatica. Hafiz al-Assad riuscì a stabilizzare la Siria, ma il suo regime più che su un fondamento ideologico forte (come quello khomeinista), si è poggiato sul controllo di tutti gli apparati dello Stato (in primis l’esercito);

3- Economia: Sebbene anche in Siria ci sia il petrolio, si tratta di una produzione irrisoria rispetto all’Iran (secondo esportatore mondiale). Si pensi che la Siria importa gran parte della sua energia elettrica dall’Egitto e dalla Turchia. La sterlina siriana, dopo lo scoppio delle rivolte, si è estremamente deprezzata e le riserve disponibili della Banca Centrale rischiano di esaurirsi molto presto. L’assalto agli sportelli è il rischio che il regime vuole evitare ma, al contrario dell’Iran, non dispone di un sistema economico tale da poter affrontare una instabilità di lungo periodo;

4- Ideologia: Come detto, nonostante si tratti di due rivoluzioni, il patrimonio ideologico della rivoluzione khomeinista del 1979 è molto più forte di quello della rivoluzione siriana baathista del 1963. In Iran, infatti, per anni nessuno ha messo in dubbio la Velayat-e faqih (il potere del Giureconsulto) e qualche voce radicale si è alzata nelle piazze di Teheran solamente dopo la repressione della protesta popolare del 2009. Ancora oggi, sebbene molti in Iran ritengano che le cose cambieranno nel prossimo futuro (cinque-dieci anni), la struttura dello Stato è difesa anche dalla maggior parte dei riformisti. Il regime siriano di oggi, invece, è il praticamente il sistema secolare e militarista instaurato da Hafiz al-Assad dopo il golpe del 1970. Un sistema nato repubblicano e reso praticamente una monarchia ereditaria dalla famiglia al-Assad. Bashar, il figlio divenuto erede dopo la morte del fratello maggiore Basil nel 1994. Di cultura anglofona, Bashar cercò di farsi amare dalla popolazione siriana presentandosi come un riformatore, una missione miseramente fallita.

Queste sono solamente quattro delle numerose differenze che possono essere riscontrate tra i due regimi. Come noto, l’Iran ha inviato in Siria numerosi uomini e mezzi per reprimere la rivolta che mette a rischio la vita di un alleato strategico di Teheran. Resta il fatto che, per continuare a vivere, il regime baathista ha bisogno di soldi e di risorse. Il tempo dirà se Teheran e i suoi alleati (Iraq?) riusciranno a coprire le esigenze degli Assad. Per ora a Damasco il Governatore della Banca Centrale siriana Adib Mayaleh trema ancora…

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