mercoledì 31 agosto 2011

LA CRISI SIRIANA SCUOTE LA POLITICA LIBANESE: LE CONTRADDIZIONI DI NASRALLAH E IL RIFIUTO DI HARIRI


Il Libano rischia di essere risucchiato nel grande vortice che sta attraversando la vicina Siria. Da mesi, va ricordato, nella Repubblica siriana è in atto una brutale repressione che ha visto le forze di Bashar al-Assad uccidere oltre 2000 manifestanti. Una drammatica escalation di violenza a cui hanno attivamente contribuito i paramilitari iraniani (Pasdaran, Basij, Forza Qods) che hanno importato a Damasco, Hara, Dara’a e Homs, i metodi radicali messi in atto nel loro Paese dopo le elezioni presidenziali del 2009. La scelta drastica di Bashar sta, però, avendo un effetto diretto sull’intera regione mediorientale.

Dopo il fallimento dell’iniziale tentativo di favorire un processo di riforme dall’alto in Siria, importanti Paesi come la Turchia e l’Arabia Saudita hanno abbandonato il dittatore siriano, condannando apertamente la campagna di odio e violenza favorita dall’establishment al potere a Damasco. La Turchia, in particolare, ha minacciato un intervento diretto dei suoi militari in territorio siriano (obiettivo creare una zona cuscinetto per i rifugiati siriani diretti verso la Turchia) e ospita il Governo creato all’estero dalle opposizioni siriane.

L’unico Paese, oltre all’Iran, che ancora sostiene fortemente a livello diplomatico la Siria è proprio il Libano del Presidente Michel Suleiman. Il nuovo Governo libanese di Najib Mikati, sostenuto direttamente dall’organizzazione armata sciita Hezbollah, per bocca del suo Ministro degli Esteri Adnan Mansour ha rigettato ufficialmente la Dichiarazione della Lega Araba che richiede a Damasco di interrompere da subito la repressione della manifestazioni popolari. Come sottolineato da Adnan alla radio “al Nour” di Hezbollah, il Libano “rimane fermamente al fianco della fraterna Siria e, a tal proposito, la sua posizione è ferma e chiara”.

Il caso siriano, come detto, sia scuotendo direttamente la politica interna libanese. Saad Hariri, ex Premier e leader dell’opposizione libanese, per dimostrare la sua contrarietà alla posizione diplomatica assunta del suo Paese, ha scelto di fare visita al Re saudira Abdullah. La visita, molto significativamente, ha avuto luogo nel giorno del Eid al-Fitr, la festa che segna la fine del digiuno del Ramadan. Da La Mecca, Saad Hariri ha espresso solidarietà alla popolazione siriana scesa in piazza e ha auspicato che le richieste dei manifestanti vengano presto realizzate (praticamente Hariri si è augurato la fine della dittatura degli Assad).

Insomma, il nodo siriano mette in luce tutte le contraddizioni e il peso politico di Hezbollah e del suo Segretario Hassan Nasrallah sul Libano. Sostenitore, come l’Iran, della cosiddetta “Primavera Araba”, Nasrallah - pur auspicando riforme in Siria - ha rifiutato di appoggiare le rivolte popolari bollandole come figlie della propaganda occidentale. Una posizione direttamente dipendente da quella presa dall’Iran, che ha reso lo Nasrallah soggetto dell’odio, del rancore e del sarcasmo dei manifestanti e degli oppositori in Rete del regime baathista degli Assad. Adesso, rimane solo da vedere quali effetti avrà sul Libano e su Hezbollah la probabile fine del quarantennale regime degli Assad in Siria.

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