lunedì 18 luglio 2011

PAKISTAN E IRAN: INCONTRARSI PER POI LASCIARSI?

di Daniel Arbib Tiberi

Qualche giorno fa Meir Javendafar, Presidente del centro Studi “Middle East Economic and Political Analysis Company” (meepas) e editorialista di numerosi quotidiani, ha scritto un interessantissimo articolo sul “The Atlantic” in merito alla nuova politica dell’Iran verso il Pakistan (il pezzo si intitola “Has Obama Pushed Pakistan Toward Iran?). Dopo l’uccisione di Osama Bin Laden, infatti, i rapporti speciali tra Stati Uniti e Pakistan si sono molto raffreddati. Islamabad ha rinfacciato all’alleato americano di aver agito senza preavvisare i servizi segreti pakistani (ISI) e ha espulso i consiglieri americani, mentre Washington ha fatto capire chiaro e tondo di aver scelto la via unilaterale perché consapevole di non potersi fidare dell’ISI (da sempre accusato di fare il doppio gioco verso la lotta al fondamentalismo islamico e al terrorismo).

La ciliegina sulla torta, infine, è stata la decisione del Presidente Obama di tagliare i finanziamenti che la Casa Bianca elargisce annualmente al Pakistan: da 2 miliardi di dollari annui a 1,2, un taglio netto di 800 milioni di dollari.

In questa partita, appunto, si è inserita la Repubblica Islamica dell’Iran, alla ricerca disperata di uscire dall’isolamento internazionale in cui la sua politica estera aggressiva l’ha cacciato. Immediatamente dopo la notizia del taglio dei finanziamenti americani al Pakistan, Teheran si è detta disponibile ad approfondire i suoi rapporti diplomatici con Islamabad. La Guida Suprema Ali Khamenei ha rimarcato come “gli Stati Uniti rappresentano il vero nemico del Pakistan” e il Presidente pakistano Ali Zardari ha visitato l’Iran auspicando un approfondimento delle relazioni politiche ed economiche tra i due Paesi.

Quali sono i punti d’incontro tra Iran e Pakistan? Come evidenziato da Meir Javendafar, il Pakistan ha un estremo bisogno di energia e proprio un accordo con l’Iran potrebbe risolvere numerosi problemi in questo senso: nonostante i freni imposti da Washington dopo l’accordo tra Iran e Pakistan del 1995, Islamabad ha comunque iniziato la costruzione del gasdotto che unisce i due Paesi asiatici. Il gasdotto, come noto, faceva parte di un progetto più grande chiamato “gasdotto della pace”, una conduttura che dovrebbe collegare Iran, Pakistan e India (IPI). Come detto, il pipeline che unisce Pakistan e Iran è stato comunque in parte costruito, pur non essendo ancora in funzione. Da qui, quindi, potrebbe passare il 50% di gas necessario al fabbisogno di Islamabad. Da parte sua, il Pakistan potrebbe aiutare notevolmente l’Iran nella lotta contro l’organizzazione islamica sunnista Jundullah. L’Iran ha impiccato qualche tempo fa il leader di Jundullah Abdolmalek Rigi, ma il gruppo rimane ancora attivo e miete la vendetta verso Teheran.

Insieme ai punti d’incontro, però, permangono delle distanze rilevanti tra Iran e Pakistan. In primis la questione del nucleare: il programma nucleare iraniano è partito grazie alle informazioni vendute a Teheran da Abdul Qadeer Khan, padre dell’atomica pakistana. Islamabad, però, non ha mai visto di buon occhio quest’ accordo e non ha mai accettato l’idea che uno Stato sciita potesse diventare una concorrente sul piano nucleare. Inoltre, proprio in tema di rapporti all’interno del mondo islamico, Islamabad è stretta alleata di Riyadh, ovvero di quell’Arabia Saudita nemica giurata proprio dell’Iran. Infine, è certo che il Pakistan non sia interessato a rompere definitivamente la sua special relationship con Washington. Questo, sia perché comunque gli Stati Uniti garantiscono ancora a Islamabad 1,2 miliardi di dollari l’anno (vitali per un Paese poverissimo), ma soprattutto perché nessuno in Pakistan può permettersi di lasciare la potenza americana unicamente nelle mani del nemico di sempre, cioè l’India.

Per quanto figlia d’interessi comuni, quindi, l’incontro tra Iran e Pakistan sembra più una necessita temporanea rispetto ad un progetto di lungo periodo. Una vera e propria provocazione di Islamabad, con il chiaro scopo di far impaurire l’alleato americano e di riposizionarsi al centro dei piani strategici di Washington.

Nessun commento:

Posta un commento