martedì 12 luglio 2011

ANALISI: COSA STA ACCADENDO IN IRAN?

di Daniel Arbib Tiberi

Che cosa sta accadendo in Iran? Come è possibile spiegare lo scontro al vertice tra la Guida Suprema Ali Khamenei e il Presidente Ahmadinejad? Come è possibile che proprio Khamenei, a cui Ahmadinejad deve la rielezione del 2009, stia abbandonando il Presidente iraniano? Apparentemente, per chi non segue quotidianamente quanto accade in Iran, è difficile capire come si è arrivati a questa lotta di potere nella Repubblica Islamica. In verità, però, quanto sta accadendo ora rappresenta l’acme di una frattura ormai iniziata da qualche mese.

Partiamo dall’inizio: Ahmadinejad, eletto Presidente nel 2005, è stato portato al vertice del potere in Iran proprio grazie alla Guida Suprema Khamenei e alle Guardie Rivoluzionarie (anche note come Pasdaran). L’obiettivo, dopo le elezioni parlamentari del 2004 che avevano visto prevalere i conservatori, era quello di arginare definitivamente la spinta riformatrice iniziata nel con l’arrivo al potere di Khatami nel 1997. Nel 1999, va ricordato, furono proprio i Pasdaran a scrivere una lettera al Presidente Khatami minacciando un colpo di Stato se le manifestazioni studentesche non fossero state interrotte.

La prima Presidenza Ahmadinejad è stata generalmente in linea con le volontà della Guida Suprema e delle Guardie Rivoluzionarie. In Iran c’è un consenso generale sul programma nucleare (tra l’altro riattivato proprio durante l’epoca che ha visto Mousavi Primo Ministro) e, proprio grazie ad Ahmadinejad, i Pasdaran sono stati in grado di aumentare le loro ramificazioni nell’economia iraniana. Il coinvolgimento delle Guardie Rivoluzionarie in tutti i settori economici dell’Iran è iniziato durante l’epoca di Rafsanjani e negli ultimi 20 anni si è espanso in ogni ambito possibile.

Tra Khamenei e Ahmadinejad, però, qualcosa si è rotto drasticamente immediatamente dopo la fine della minaccia portata alla stabilità del regime dalle manifestazioni scoppiate nel giugno del 2009. Soppresso senza pietà il movimento dell’Onda Verde, al vertice iraniano è cominciata una lotta che coinvolge direttamente la successione alla Guida Suprema Khamenei e le stesse caratteristiche del sistema politico iraniano (la cosiddetta velayat-e faqih, ovvero il potere del giureconsulto).

Da una parte, quindi, sono schierati il Presidente Ahmadinejad e il suo fedele vice Esfandiar Rahim Mashaei. Mashaei, capo di Gabinetto e genero di Ahmadinejad, secondo gli accusatori della fazione presidenziale sarebbe addirittura a capo di una “corrente deviazionista” che compie veri e propri atti di “stregonearia”. La corrente del Presidente porta avanti l’idea che l’Islam iraniano sia superiore a quello arabo e che, da qui a breve, arriverà il “Mahdi” ovvero il famoso Imam nascosto della tradizione sciita duodecimale.

Contro la corrente presidenziale è schierata la fazione della Guida Suprema: in questo caso, i sostenitori di Khamenei, ritengono la teoria del Mahdi portata avanti da Ahmadinejad un insulto stesso al Rahbar (ovvero Khamenei). La Guida Suprema, infatti, ha potere in Iran in quanto voce dell’Imam nascosto. Se questi tornasse, la figura del giureconsulto non avrebbe più alcun motivo di esistere. Praticamente, crollerebbe un intero sistema di potere in Iran. Probabilmente è per questo motivo che contro Ahmadinejad si sono schierati sia lo speaker del Parlamento Ali Larijani, suo fratello Sadegh a capo della Magistratura, il capo dei Pasdaran Jannati e l’Imam ultraconservatore Mezdah Yazdi. La famiglia Larijani, in particolare, è legata direttamente alla città santa di Qom, dove risiedono i clerici più influenti della Repubblica Islamica.

Inizialmente la battaglia per il potere sembrava favorire la corrente del Presidente iraniano. Il siluramento di Larijani prima e dell’ex Ministro degli esteri Mottaki poi, avevano indubbiamente rafforzato il potere di Ahmadinejad. Il Rubicone, però, è stato attraversato quando il Presidente ha tentato di far fuori il Ministro dell’Intelligence Heydar Moslehi. Qui è intervenuta direttamente la Guida Suprema che, con i suoi poteri assoluti, ha imposto ad Ahmadinejad di fare un passo indietro.

Come mai? Perché Khamenei ha ritenuto così importante salvare Moshlei? La spiegazione risiede nel potere stesso che ha il Ministro dell’Intelligence. Egli, infatti, nel sistema politico iraniano controlla i servizi segreti e a lui fanno riferimento gli apparati d’intelligence delle Guardie Rivoluzionarie. Sono questi servizi che controllano, per primi, i curriculum vitae dei candidati alle elezioni in Iran. Curriculum che poi finiscono direttamente al Consiglio dei Guardiani che decide chi può essere ammesso alle elezioni e chi invece rappresenta una “minaccia per il sistema”. Controllare il Ministero dell’Intelligence, quindi, significa avere un potere enorme e – come in ogni regime – permette di poter minacciare direttamente ogni personalità politica, in teoria anche lo stesso Khamenei.Va ricordato che la Guida Suprema in Iran è eletta dall’Assemblea degli Esperti che, in teoria, può anche sottoporla ad impeachment. Non è mai accaduto nella storia iraniana. Sempre in teoria, in mancanza della Guida, il Rahbar può essere sostituito da un triunvirato composto da Presidente-Capo della Magistratura-Giureconsulto deciso dal Consiglio dei Guardiani.

Insomma, com’è possibile capire ora, Ahmadinejad e i suoi hanno toccato direttamente il cuore del sistema politico iraniano e, facendo ciò, si sono scontrati direttamente con quanti invece sostengono la Guida Suprema e la tradizione della velayat-e faqih. Si tratta di uno scontro senza nessuna esclusione di colpi che sta provocando centinaia di arresti e che nulla ha da invidiare alle famose "purghe" che la storia ci ha raccontato. L’esito finale di questo scontro è ancora da scrivere, sebbene attualmente la situazione di Ahmadinejad non è certamente ideale. Una cosa è sicura: entrambe le parti non si arrenderanno sino a quando non avranno ottenuto la vittoria decisiva.

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