giovedì 21 luglio 2011

LO "SHALE GAS" RIVOLUZIONERÀ' LA GEOPOLITICA MONDIALE? LE PAURE DI MOSCA E TEHERAN.

di Daniel Arbib Tiberi

Probabilmente in pochi sapranno che cosa è lo “shale gas”, ovvero il gas che si estrae da un sedimento naturale (lo scisto) e che, secondo gli esperti è destinato a mutare completamente il mercato dell’energia nel prossimo futuro. In questo senso, una conferma importante è arrivata in questi giorni dai risultati dello studio del Baker Intitute for Public Polity cella Rice University. Il lavoro, intitolato per l’appunto “Shale Gas and U.S. National Security”, è stato finanziato molto significativamente dal Dipartimento per l’Energia degli Stati Uniti. Quali sono le conclusioni degli esperti del Baker Institute?

Molto semplice da spiegare: nel prossimi anni lo “shale gas” permetterà agli Stati Uniti di limitare il fabbisogno annuale di importazione di gas naturale liquefatto (LNG) permettendo, in questo modo, all’Europa l’accesso a nuove e più importanti risorse di LNG, diminuendo così notevolmente il potere della Russia e dell’Iran nel settore energetico.

Secondo gli analisti, infatti, dal 2000 ad oggi, lo “shale gas” è passato da una percentuale praticamente irrilevante, ad occupare il 20% della produzione domestica di gas negli Stati Uniti. Una percentuale che, secondo calcoli precisi, è destinata ad aumentare esponenzialmente nei prossimi decenni. In questo modo, quindi, l’importazione di LNG americana diminuirà notevolmente, rendendo non solo gli USA un Paese esportatore di gas di primo livello, ma consentirà anche ai paesi europei di accedere ai mercati di gas del Medioriente indebolendo, così, il potere “ricattatorio” di Mosca sul Vecchio Continente (ad esempio i mercati dell’Arabia Saudita, del Qatar e degli Emirati Arabi Uniti).

Non solo: in questo modo, sempre in base alle conclusioni dello studio, diminuirà notevolmente lo stesso potere dell’Iran nella regione asiatica. Oggi Teheran, infatti, è il secondo esportatore di gas nel mondo. Da tempo, non a caso, la Repubblica Islamica cerca portare a compimento la costruzione dell’IPI, il gasdotto Iran-Pakistan-India, anche detto “gasdotto della pace”. Il progetto è stato sinora bloccato dalle pressioni politiche americane, ma la recente crisi tra Washington e Islamabad ha avvicinato quest’ultima a Teheran (il Pakistan ha estremo bisogno di risorse energetiche). Anche in questo caso, liberando alcuni importanti mercati del Medioriente, paesi come il Pakistan e l’India potranno preferire partners energetici differenti nella regione rispetto all’Iran: un fattore non da poco, soprattutto se si considera la lotta tra sunniti e sciiti nell’area (il Pakistan, quindi, potrebbe staccarsi liberamente dall’Iran in favore dell’Arabia Saudita).

Concludendo, quindi, è possibile sicuramente dire che il futuro della geopolitica passerà decisamente dalla rivoluzione del settore energetico. Un cambiamento in cui, come suddetto, il gas giocherà certamente una partita importantissima.

Nessun commento:

Posta un commento