lunedì 11 luglio 2011

ECCO COME IL RIVOLUZIONARIO IRAN AIUTA I REGIMI IN SIRIA E IN LIBIA...

di Daniel Arbib Tiberi

Quando la “Primavera Araba” ha cominciato ad occupare le prime pagine di tutti i telegiornali internazionali, la Repubblica Islamica dell’Iran ha annunciato il suo sostegno ufficiale ai movimenti di rivolta popolare. A dispetto delle repressioni messe in atto dopo le elezioni presidenziali del 2009 in Iran, Teheran ha sostenuto pubblicamente che le rivolte arabe fossero direttamente ispirate dalla rivoluzione khomeinista del 1979 e ha “benedetto” i rivoltosi come dei martiri della libertà. Un’azione politica apparentemente comprensibile. Se non fosse per il fatto che, nella realtà, si è trattato di una benedizione impartita ad uso e consumo degli interessi geostrategici del regime guidato dall’Ayatollah Khamenei.

Per un verso, effettivamente, l’Iran ha riconosciuto i nuovi governi al potere dopo le rivolte e ha instaurato, ad esempio, relazioni diplomatiche forti con l’Egitto. Inoltre, come ormai assodato, sta sostenendo attivamente i movimenti di rivolta in Bahrain e in Yemen. Per un altro versò, però, il regime degli Ayatollah rappresenta il più forte paladino della conservazione in due altri importanti centri di rivolta: la Siria e la Libia.

In Siria, è ufficialmente provato il coinvolgimento delle Guardie Rivoluzionarie iraniane nella repressione delle proteste. I Pasdaran non soltanto sono al fianco del Presidente Bashar al-Assad come consiglieri, ma sono attivi anche nelle strade di Hama, Daraa e Homs. La Siria, infatti, rappresenta un asset strategico per l’Iran (da lì passano le armi dirette ad Hezbollah) e, a quanto pare, in questo caso la volontà popolare sembra contare poco. La presenza iraniana è così forte che diversi ufficiali di Teheran sono stati nominati nelle sanzioni contro il regime siriano approvate dagli Stati Uniti e dall’UE.

Una notizia meno nota è quella del coinvolgimento dell’Iran nel sostegno al regime di Gheddafi in Libia. La notizia è stata diffusa da Le Monde in Francia e rilanciata negli Stati Uniti da un articolo di Reza Kahlili su “American Thinker”. In questo senso, Va detto che già il 27 aprile scorso proprio Kahlili aveva rivelato la presenza di numerose basi militari iraniane in Libia. Le basi, secondo quanto denunciato da Kahlili, sarebbero posizionate lungo il confine tra Libia, Ciad e Niger. Proprio da queste basi gli iraniani gestirebbero il loro traffico di armi nel continente africano. Ad inizio luglio, come suddetto, è stato poi Le Monde a denunciare che l’Ayatollah Khamenei in persona avrebbe ordinato alla Qods Force – ovvero all’unità per le operazioni esterne dei Pasdaran – di aiutare strategicamente e militarmente il regime di Gheddafi. Immediatamente sarebbe partito, quindi, un traffico di armamenti in favore dei militari del leader libico che dall’Algeria e dal Sudan sarebbero giunte direttamente a Tripoli. L’obiettivo è quello di combattere quello che la Guida Suprema definisce “l’asse del male”, ovvero: Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna.

Come si capisce, perciò, è chiaro che il concetto di rivolta popolare per gli iraniani ha senso solamente quando collima e favorisce gli interessi diretti di Teheran nella regione mediorientale. Un concetto di libertà davvero anomalo…

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