lunedì 27 giugno 2011

LE PAURE DI HEZBOLLAH...

di Daniel Arbib Tiberi


Le indiscrezioni parlano chiaro: le Nazioni Unite hanno intenzione di portare davanti al Tribunale Internazionale cinque membri del movimento Hezbollah (“Partito di dio”), con l’accusa di aver ucciso nel 2005 l’allora Premier libanese Rafiq Hariri. Se la notizia fosse confermata, si tratterebbe di un duro colpo per i miliziani sciiti che si troverebbero in serio imbarazzo non soltanto davanti alla Comunità Internazionale, ma soprattutto dinanzi al popolo libanese. Hezbollah, infatti, ha fatto della lotta al Tribunale Speciale Internazionale (TSI) instaurato dopo l’omicidio Hariri il centro di gravità della sua strategia politica nazionale e, proprio su questo aspetto, ha determinato la caduta del Governo Saad Hariri e la nomina a nuovo Premier libanese del filo iraniano Mikati.


Questi mesi non sono davvero positivi per Hassan Nasrallah e i suoi seguaci. A dispetto della retorica, le rivolte di piazza in Siria hanno colto l’Iran e i suoi proxi (Hamas e Hezbollah) completamente impreparati. La scelta del regime siriano, come ormai noto, è stata quella di reprimere le manifestazioni di massa ed è ormai provato che alle repressioni stiano attivamente partecipando esponenti delle Guardie Rivoluzionarie iraniane (i tristemente famosi Pasdaran). Nasrallah, Segretario di Hezbollah, in un discorso pubblico ha appoggiato il regime siriano degli al-Assad pur chiedendo l’avvio di riforme in Siria. Se il regime siriano cadrà, però, la situazione per Hezbollah potrebbe davvero complicarsi.

Damasco, infatti, è da sempre un alleato di Hezbollah e la Siria rappresenta il canale attraverso cui passano i finanziamenti e le armi iraniane dirette al “Partito di dio”. La fine del regime siriano, quindi, rappresenterebbe anche la fine dell’alleanza strategica fra Hezbollah, l’Iran e la Siria. I manifestanti siriani l’hanno dimostrato chiaramente gridando nelle piazze slogan contro l’Iran e bruciando le bandiere di Hezbollah. Un giudizio di complicità senza alcun appello.
Sarà forse per questo, come ha rivelato uno scoop di Le Figarò, che Hezbollah sta spostando i suoi armamenti dalla Siria alla Valle della Beka. Certo, questo spostamento può anche essere il frutto della volontà di Damasco di rompere con i miliziani libanesi nella speranza di salvare il potere, ma appare più probabile che si tratti di una mossa di Hezbollah stesso (probabilmente imposta dall’Iran).

Il prossimo futuro, quindi, si prospetta estremamente difficile per Hezbollah: dopo il ritiro israeliano dal Libano del 2001, infatti, il movimento libanese nato per contrastare “il nemico sionista” avrebbe dovuto riconsegnare le armi e integrarsi nel sistema. Ciò non è avvenuto e proprio la sfrontatezza di Hezbollah ha determinato la guerra del 2006. I libanesi ormai sono stufi e le comunità sunnite e cristiane del Libano continuano a percepire i fondamentalisti sciiti come una minaccia alla loro autonomia.

Così, mentre Nasrallah tiene in ostaggio l’intero Libano con gli armamenti accumulati dal 1982, i custodi del “Partito di dio” iniziano il loro inesorabile sgretolamento. Difficile dire quando la piramide cadrà, definitivamente, ma di sicuro nella Valle della Beka qualcuno sta tremando…

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