
Il risultato, ovvio e naturale, è stato quello di uno scontro armato che ha portato alla morte di diversi manifestanti. Le persone decedute, al contrario di quello che sostiene l’agenzia di stampa siriana Sanaa, non sarebbero ventitré ma tredici, molti dei quali morti saltando su una mina posta sulle Alture dagli stessi militari siriani. L’azione è stata una chiara provocazione da parte del regime siriano nel tentativo di spostare l’attenzione internazionale dalle proteste interne, ad un più generale conflitto esterno.
Un conflitto con un nemico esterno, secondo i calcoli fatti a Damasco, non soltanto permetterebbe al regime di passare da "carnefice a vittima", ma avrebbe anche l’obiettivo di unire la popolazione siriana secondo la teoria delle relazioni internazionali del “rally around the flag” (tutti intorno alla bandiera).
Secondo quanto dichiarano i maggiori analisti, questa strategia potrebbe continuare nel prossimo futuro. La domanda che sorge è, a questo punto, è la seguente: avrà successo l'azione siriana? Riuscirà Damasco a portare Gerusalemme in un nuovo conflitto regionale?
Una risposta certa non esiste, in considerazione del fatto che molto dipenderà dagli effetti di tali azioni sulla sicurezza interna di Israele. Alcune indicazioni, però, sembrano evidenziare come tale strategia si risolverà in un nuovo fallimento per Damasco e non riuscirà a salvare il regime degli Al-Assad. Vediamo, di seguito, perché.
In primis Israele: se da una parte i militari israeliani hanno risposto al tentativo di forzare il confine con la Siria, per un altro verso i leader israeliani hanno denunciato la strategia siriana e si sono rivolti alle Nazioni Unite. Sebbene decisi a difendere i confini nazionali, quindi, la leadership israeliana ha immediatamente smascherato pubblicamente il bluff siriano. Il Ministro della Difesa Ehud Barak, in un'intervista, ha addirittura annunciato la prossima fine del regime siriano. Una denuncia di chiaro significato, soprattutto se si considerano le speculazioni dei mesi precedenti in merito ad un ipotetico sostegno indiretto di Israele agli Assad.
La conferma più chiara di questo fallimento, però, arriva direttamente dalla Siria: non soltanto i manifestanti siriani hanno denunciato i raggiri del regime, ma duri scontri sono scoppiati durante i funerali delle vittime delle proteste sul Golan. Durante questi funerali, infatti, la folla si è scagliata proprio contro i membri del Fronte Popolare di Liberazione di Jibril, accusato di essere unicamente al soldo della Siria e dell’Iran (e non interessate alla causa palestinese). Gli scontri, per la cronaca, hanno causato 14 morti e oltre 40 feriti.
Insomma, se per un verso non è dato prevedere il domani, per un altro è certamente possibile dire che non sarà questa deleteria strategia a salvare gli Assad e il loro potere.
Nessun commento:
Posta un commento