martedì 23 novembre 2010

COREA DEL NORD E DEL SUD ALLO SCONTRO. LE DUE POSSIBILI MOTIVAZIONI

di Daniel Arbib Tiberi

Il 23 novembre, alle ore 2.30 del mattino, l’artiglieria di Pyongyang ha attaccato l’isola Yeonpyeongo, distante solo 12 chilometri dalla Repubblica comunista ma appartenente a Seoul. I colpi, centinaia, hanno costretto gli abitanti della zona a fuggire, hanno incendiato case e, purtroppo, hanno causato due vittime (due giovani marines sudcoreani). La Corea del Sud, da parte sua, ha immediatamente risposto al fuoco, attaccando il Nord con caccia F-35, sparando circa 80 colpi.


Il Presidente sudcoreano, Lee Myung Bak, ha immediatamente riunito il Gabinetto di Emergenza e sono state avviate tutte le procedure di sicurezza nel Paese. Ovviamente, è stato anche predisposto il salvacondotto per portare il Presidente Bak al sicuro in caso di escalation del conflitto.

La Cina, maggior alleato di Pyongyang, si è detta estremamente preoccupata e ha richiamato le parti alla calma, mentre anche la Russia ha chiesto un intervento della Comunità internazionale.

Quello che rimane da comprendere, ora, è il motivo che ha spinto la Corea del Nord ad attaccare il vicino del Sud. In tal senso va rilevato che:

- In Nord Corea è in atto un processo di transizione dei poteri, un periodo intermedio che vede le gerarchie militari sicuramente in una posizione preponderante. Inoltre si vocifera che, i vertici militari, non sarebbero così soddisfatti delle decisioni prese dal Caro Leader per quanto concerne il futuro politico del Paese;
- L’attacco del Nord al Sud arriva pochi giorni dopo l’annuale esercitazione militare Hoguk di Seul. Circa 70,000 militari sudcoreani sono stati coinvolti nel “drill”;
- Nel marzo scorso la nave corvetta sudcoreana ChonAn è stata sequestrata dai nordcoreani con l’accusa di spionaggio;
- Il 22 novembre, Seoul ha chiesto a Washington di dispiegare ulteriori missili nucleari tattici sul suo territorio. Alla richiesta, gli Stati Uniti non hanno ancora risposto definitivamente;
- L’attacco arriva a pochi giorni dalla notizia di un possibile nuovo impianto di arricchimento dell’uranio in Nord Corea.

In conclusione, quindi, l’attacco potrebbe avere una possibile doppia interpretazione:

1- Potrebbe rientrare nella volontà del regime di accontentare l’ala intransigente dei militari nordcoreani e permettere l’instaurazione al potere di Kim Jong-Un, successore del Caro Leader;
2- Potrebbe rappresentare una crepa all’interno del regime Nordcoreano. Una “cellula militare autonoma o impazzita” che mira, per fini di fazione, a favorire il precipitarsi degli eventi. Questo sarebbe confermato dal recente invio di una delegazione nordcoreana a Seoul per un dialogo di pace mediato dalla Croce Rossa Internazionale. Un segnale distensivo di Pyongyang che contrasta con quanto accaduto ora.

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