
Il Governo di Teheran non è stato invitato al Vertice. L'Iran, nelle ultime settimane, ha alzato pesantemente il tono nei confronti degli Stati Uniti per protesta contro la nuova dottrina nucleare americana (che prevede ancora la possibilità di usare le armi atomiche contro le nazioni che non sottoscrivono i trattati internazionali di non proliferazione) e ha, in maniera un po’ grottesca, organizzato per i giorni seguenti un “controvertice” nella Repubblica Islamica.
La questione israeliana è differente. I motivi della non partecipazione del Primo Ministro, in questo caso, sono diversi. Vediamo, per punti, le principali motivazioni israeliane:
• la recente presa di posizione della Turchia e dell’Egitto che, in occasione del Vertice del 12-13 aprile, intenderebbero mettere sul tavolo della discussione il nucleare israeliano, tema mai ammesso ufficialmente da parte delle autorità di Gerusalemme;
• la recente posizione della Turchia che, per bocca del suo Primo Ministro Erdogan, ha dichiarato che Israele rappresenta la minaccia principale alla pace mondiale e si è detta contraria a nuove sanzioni contro l’Iran;
• la recente normativa nucleare approvata in Egitto da Mubarak, che prevede la costruzione di nuove centrali nucleari nel Paese;
• la crisi in atto tra Stati Uniti e Israele. I due Stati continuano a mantenere una special relationship, sono in disaccordo soprattutto sul difficile nodo degli insediamenti israeliani (particolarmente a Gerusalemme Est). Obama vuole bloccarne totalmente l’espansione, mentre Israele non considera Gerusalemme una colonia;
• la percezione di debolezza che Israele imputa agli Stati Uniti nei confronti della questione iraniana. In tal senso, se Washington mira veramente ad influenzare la politica israeliana, l’approvazione di nuove sanzioni contro Teheran e il suo isolamento da parte di buona parte della Comunità Internazionale sembra essere un presupposto vitale.
Questi, come detto, sono solo i principali motivi dell’assenza israeliana al Vertice. La presenza di Dan Meridor, però, sembra comunque indicare la volontà di Gerusalemme di continuare a mantenere uno stretto dialogo con gli Stati Uniti, soprattutto sotto il profilo dello scambio di informazioni.
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