lunedì 19 aprile 2010

IL CONTRO-VERTICE NUCLEARE DI TEHERAN E L'ASSENZA DI UNA STRATEGIA AMERICANA

di Daniel Arbib Tiberi

A Teheran si è svolto in questi giorni il contro-vertice sull’energia nucleare, organizzato dalla Repubblica Islamica come risposta al Vertice di Washington del 12-13 aprile scorso. Il summit, significativamente, ha avuto come slogan il principio di “energia nucleare per tutti, armi atomiche per nessuno”. Al di là della facile retorica, l’incontro è stato l’ennesima occasione per la dirigenza iraniana per continuare i suoi attacchi verso l’Occidente.



Ahmadinejad ha tuonato contro il Presidente americano Barack Obama accusandolo di essere solamente “un bullo”, mentre la Guida Suprema Ali Khamenei ha aggiunto che gli Stati Uniti sono colpevoli di aver trasformato la Palestina in “un deposito di armi atomiche”.
Per la cronaca, al Vertice non hanno preso parte rappresentanti internazionali di rilievo. La Cina e la Russia, gli attori globali attualmente più vicini all’Iran, hanno inviato delegazioni minori, mentre per l’Italia, a livello non governativo, era presente l’ex Ministro degli Esteri Gianni De Michelis, Presidente dell’istituto Ipalmo.
Diversi osservatori hanno guardato con irriverenza al Vertice di Teheran. Indubbiamente, come sottolineato, si tratta solamente di una risposta grottesca a quanto deciso negli Stati Uniti la scorsa settimana. Ridimensionare troppo l’avvenimento, però, potrebbe essere davvero pericoloso.
Si deve considerare, infatti, che solamente nelle ultime ore i media hanno dato la notizia dell’apertura di nuovi impianti di arricchimento per l’uranio in Iran e, il New York Times, ha fatto trapelare la notizia di un documento segreto preparato dallo staff di Robert Gates, Segretario alla Difesa dell’Amministrazione Obama, che contiene l’ammissione dell’assenza di una strategia politica chiara verso l’Iran da parte della Casa Bianca.
Il tempo stringe, quindi, e Teheran non sembra voler recedere dalla sua politica aggressiva. Mentre Stati Uniti, Russia e Cina cercano di accordarsi su un pacchetto di nuove sanzioni condivise – con le ultime due potenze molto titubanti – Israele resta alla finestra, per ora rispondendo solamente a livello verbale e dimostrando ancora una forte capacità di pazientare. A Gerusalemme, però, la percezione di pericolo aumenta e, con essa, anche la consapevolezza di dover agire in tempi rapidi…

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