
Come detto, il discorso ha colto di sorpresa la Comunità Internazionale e, pertanto, merita un tentativo di approfondimento per comprenderne il significato.
Per quanto concerne la Siria, Berlusconi ha detto che in Medioriente, come diceva Henry Kissinger, “nessuna guerra è possibile senza l’Egitto, ma nessuna pace è raggiungibile senza la Siria”. Questa massima, molto realista, fa ben comprendere l’influenza multidirezionale di Damasco nella regione e la sua posizione strategica. La centralità della Siria nelle parole del Primo Ministro italiano, quindi, va letta sia nell’ottica di un rilancio del processo di pace tra Israele e i suoi vicini, ma anche nel tentativo di favorire un rottura definitiva, per ora molto difficile, tra Damasco e Teheran. L’influenza dell’Iran sulla Siria, infatti, è uno dei primi motivi di staticità della diplomazia nella regione. Un accordo sul Golan però, potrebbe convincere Damasco a compiere quel passo definitivo verso l’Occidente che, ad oggi, ancora non ha il coraggio di fare.
Altrettanto forti sono state le parole di condanna espresse da Berlusconi verso la politica degli insediamenti portata avanti da Israele in Cisgiordania. Il Premier italiano ha chiesto a Gerusalemme di fare un passo indietro e ha rinnovato l’amicizia verso la leadership palestinese moderata (ovvero quella espressa dal Presidente dell’Anp, Abu Mazen). Anche in questo caso però, le parole di Berlusconi vanno inserite nel contesto internazionale: il processo di pace tra israeliani e palestinesi è attualmente bloccato e gli Stati Uniti stanno facendo molta pressione su Israele per fermare le iniziative dei coloni. In gioco c’è la stessa leadership di Abu Mazen, considerato l’unico interlocutore possibile per l’Occidente. Le dichiarazione di Berlusconi quindi, mirano sia a “scuotere” Israele - di cui l’Italia è partner strategico in Europa - e sia ad avvicinare, ancora di più, le linee di politica estera italiana a quelle della Casa Bianca.
Il discorso di Berlusconi però, per essere seriamente analizzato, deve essere letto per intero. Una vera analisi perciò, non può basarsi unicamente sulle parole di “condanna” espresse dal Primo Ministro verso alcune politiche israeliane. Berlusconi infatti, ha sottolineato che Israele rappresenta l’unica democrazia dell’area e ha rinnovato l’importanza dell’alleanza tra i due Paesi. Non a caso, Berlusconi ha duramente condannato il programma nucleare dell’Iran – definito inaccettabile – e ha sottolineato che, a qualsiasi ritiro israeliano dalla Cisgiodania, non potrà far seguito lo scempio dell’incendio di Sinagoghe avvenuto dopo il disimpegno di Tzahal dalla Striscia di Gaza.
La visita di Berlusconi in Israele, con altri sette Ministri del Governo, durerà tre giorni. Un periodo relativamente lungo in cui, certamente, diversi altri importanti accordi saranno stretti, a cominciare da una maggiore collaborazione nella lotta al terrorismo internazionale.
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