venerdì 5 febbraio 2010

INTANTO CON L'IRAN IL TEMPO STRINGE...

di Daniel Arbib Tiberi


Il viaggio di Berlusconi in Israele, ha decisamente lasciato il segno. Dopo l’intervista rilasciata ad Haaretz e dopo la proposta di ingresso di Israele nell’Unione Europea, mercoledì c’è stato il durissimo discorso del Presidente del Consiglio italiano alla Knesset, il Parlamento israeliano...



In questa sede, Silvio Berlusconi, dopo essersi commosso per il ricordo di sua madre Rosa, ha condannato, senza mezzi termini, il programma nucleare iraniano, ha giudicato come “giusta” la reazione di Israele al lancio dei missili da parte di Hamas e ha, di conseguenza, rigettato le affermazioni del Rapporto Goldstein.
Proprio il caldo tema iraniano, è quello che ha fatto più discutere. Berlusconi ha affermato che “su questo punto non si possono ammettere cedimenti: occorre ricercare la più ampia intesa a livello internazionale per impedire e sconfiggere i disegni pericolosi del regime iraniano”.



In tal senso, a quanto pare, l’Italia ha già cominciato a fare la sua parte: l’Eni, impegnata dai tempi di Enrico Mattei in Iran, sembrebbe non avere intenzione di rinnovare i contratti in atto oggi con Teheran e, da indiscrezioni, parrebbe essersi ritirata anche dallo sviluppo della terza fase del giacimento di Darkhovin. Conferme sulla notizia arrivano anche da parte del Ministro degli Esteri italiano Franco Frattini che ieri, in una intervista, ha affermato che l’Italia è assolutamente ferma nel non favorire nuovi investimenti in Iran nel settore del petrolio e del gas. In serata, infine, è arrivata la disponibilità dell’Amministratore Delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, ad incontrare i dirigenti israeliani. La Farnesina ha quindi reso noto un altro dato interessante: l’Italia, da tre anni secondo partner commerciale europeo dell’Iran dopo la Germania, nel 2009 ha ridotto di oltre il 39% il suo volume di scambi con Teheran (nel 2008 lo l’interscambio ha superato i 6,000 miliardi di euro).

Come spiegare questa netta presa di posizione da parte dell’Italia nei confronti dell’Iran? Le ragioni possono essere diverse. Un primo motivo, di tipo politico-culturale, è legato alla drammatica situazione interna che l’Iran sta vivendo: un’opposizione schiacciata, un regime sempre più dispotico e una politica estera eccessivamente aggressiva - almeno a livello verbale - hanno certamente influito sulla scelta, fatta da Berlusconi, di condannare definitivamente Teheran.
Una seconda ragione però, più inquadrata nel contesto geopolitico, si lega al diretto coinvolgimento dell’Italia in Medioriente. Nonostante i numerosi negoziati infatti, sinora non si è riusciti ad ottenere nulla di concreto dall’Iran. Israele quindi, potrebbe aver detto chiaramente all’Occidente che, se non si creerà un vero fronte unito capace di bloccare il programma nucleare iraniano, si troverà costretto ad agire. Il Governo italiano, ovviamente, è ben cosciente che una guerra tra Israele e Iran, determinerà uno scossone nell’intera regione Mediorientale. L’Italia, con i suoi militari impegnati sia in Libano che in Afghanistan, è certamente uno dei Paesi più a rischio e il timore di diventare dei bersagli facili è alto. Mettere un freno alle istanze di grandezza della Repubblica Islamica rappresenta quindi un obbligo. La strategia di Berlusconi, in tal senso, sembrerebbe quindi essere la seguente: condannare duramente Hamas e l’Iran per tranquillizzare Israele, favorendo però il ritorno ad un tavolo negoziale fra Israele e la parte moderata della leadership palestinese (Abu Mazen) e fra Israele e la Siria.

Da Teheran ieri è arrivata la netta condanna del discorso di Berlusconi unita, tanto per cambiare, alla notizia del lancio di un nuovo razzo spaziale, il Kavoshgar-3, di fabbricazione locale, che trasportava una capsula sperimentale. Inaspettatamente però, è anche giunta la nuova disponibilità dell’Iran ad inviare l'uranio all'estero in cambio di combustibile nucleare. Stati Uniti, Gran Bretagna e Russia, hanno accolto con favore questa nuova apertura.
Il tempo stringe. La speranza è che a Teheran qualcuno se ne stia accorgendo….

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