
Sei anni dopo, alla vigilia delle nuove elezioni presidenziali, la Rivoluzione Arancione sembra ormai dimenticata e con lei anche le aspirazioni ad una nuova rielezione da parte di Viktor Yuscenko. Il risultato delle elezioni, infatti, ha immediatamente escluso il Presidente dalla tornata elettorale, determinato il passaggio al ballottaggio dell’attuale Primo Ministro Julija Tymošenko e di Viktor Yanukovic, personaggio capace di superare le difficoltà del passato e di presentarsi nuovamente come rappresentante della parte orientale del Paese (la regione abitata in prevalenza da cittadini di origine russa).
La sfida tra i due sarà all’ultimo voto ma, chiunque vincerà, inaugurerà sicuramente una stagione di rapporti con il Cremlino all’insegna del pragmatismo e del realismo. La stessa Julija Tymošenko, colei che è considerata la leader naturale della coalizione filo-occidentale, non pare intenzionata ad arrivare ad un nuovo scontro frontale con Mosca.
Come si vede quindi, la crisi del gas del gennaio 2009, ha lasciato profonde ferite in Ucraina e ha dimostrato, ancora una volta, la profonda dipendenza dell’Occidente – e dell’Europa in particolare - dalle risorse energetiche russe. Una dipendenza, conseguentemente, ha palesato a Kiev l’impossibilità di contare su partner forti e coerenti, per portare avanti la sua battaglia “indipendentista” nei confronti della vicina Russia.
La guerra tra la Georgia e la Russia infine, ha anche allontanato ogni momentanea velleità di ingresso rapito nell’Alleanza Atlantica della stessa Georgia e dell’Ucraina. Come appare chiaro ormai, ben pochi membri della Nato - per non dire nessuno - sarebbero disposti a prendersi in casa un alleato che, come la storia ha dimostrato, rischia di potersi scontrare militarmente con Mosca. Non dimentichiamo, infatti, che l’articolo 5 della Carta Atlantica, impone chiaramente il dovere di intervento dell’Alleanza davanti ad un attacco armato contro uno dei membri. Ad oggi, non si vedono all’orizzonte Paesi che sarebbero disposti a lanciare missili contro Mosca per difendere Tbilisi e Kiev.
Insomma, una nuova stagione delle relazioni internazionali si è aperta nell’Europa dell’Est. Una stagione in cui Mosca, con estrema risolutezza, sembra decisa a far valere definitivamente la sua forza politica, militare ed economica. Davanti a questo Orso Bianco, ormai consapevole della sua forza, l’Unione Europea appare sempre più timida, divisa e confusa.
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