
Il timore delle grandi multinazionali del petrolio e di parte della dirigenza irachena è infatti quello che l’Iraq, una volta completato il ritiro dei 112,000 soldati americani presenti, non riesca a mantenere la sua unità interna e vada verso un progressiva frattura regionale.
Il rischio, nel concreto, è quello di vedere il Paese diviso in tre tronconi: la zona curda nel nord-ovest (che reclama per sé il controllo totale dei giacimenti di Kirkuk), l’area sunnita (che detiene il controllo stabile della regione dell’Al Anbar e che vorrebbe mantenere le ricchezze della città di Tikrit) e le regioni a maggioranza sciita, site nella parte orientale dell’Iraq e confinanti per lo più con l’ex nemico iraniano, oggi considerato un alleato prezioso dal governo iracheno di Nouri al-Maliki.
Queste fratture interne, come detto, spaventano gli investitori esteri in Iraq e stanno determinando una serie di pericolosi scontri politici. Basti considerare il fatto che, le stesse elezioni parlamentari, previste inizialmente per il gennaio
2010, sono state rimandate a marzo proprio per le dispute sul controllo delle risorse della città di Tikrit, la stessa che ha dato i natali all’ex dittatore Saddam Hussein. Proprio dalla successiva instaurazione del nuovo Parlamento a Baghdad, dovrebbe cominciare il ritiro americano dal Paese, una smobilitazione che dovrebbe terminare entro agosto 2010.
La notizia dell’ingresso dei militari iraniani in Iraq non ha fatto quindi che aggravare le preoccupazioni degli analisti. Basti solamente pensare che, a detta di un ingegnere di una multinazionale presente operante nel Paese, le forze militari di Teheran, si sarebbero spinte all’interno dell’Iraq già quattro o cinque volte solamente nell’ultimo anno. Un dato questo, che la dice lunga sul rispetto dei confini tra i due Stati.
Come ha detto Qasim al Fahadawi, Governatore della regione sunnita di al-Anbar, durante un incontro privato con l’Ammiraglio Mike Mullen, Capo di Stato Maggiore Congiunto (CJCS) delle forze americane, “quando noi andiamo a dormire, teniamo sempre un occhio aperto, solo per essere sicuri”. Un ammonimento da non dimenticare mai nelle dure notti irachene…
Nessun commento:
Posta un commento