mercoledì 30 dicembre 2009

IL DISCORSO DI PUTIN E I VERI OBIETTIVI DELLA RUSSIA

di Daniel Arbib Tiberi

Vladimir Putin, l’odierno Zar della Russia, ha tracciato la linea della futura politica di difesa del suo Paese: Mosca deve sviluppare nuove armi offensive, un programma militare e politico, considerato necessario per mantenere l’equilibrio nei confronti dei “partner” internazionali.
Il discorso del Primo Ministro russo, andato in onda dallo storico porto di Vladivostok, sul Pacifico, ha colto di sorpresa la diplomazia internazionale. La necessità di nuove armi offensive è stata giustificata da Putin come risposta al progetto americano, ormai apparentemente superato, di costruzione di uno scudo antimissile in Est Europa (Polonia e Repubblica Ceka), sviluppato dagli durante la Presidenza di George W. Bush.
Come detto però, il 17 settembre scorso, il Presidente Obama ha deciso, proprio nell’ottica di favorire il dialogo con la Russia – soprattutto in vista del rinnovo del trattato START, per la riduzione degli armamenti strategici – di mutare la portata del programma antimissile, mantenendo in Europa, unicamente dei radar intercettori posizionati su navi. L’obiettivo statunitense, sarebbe sempre quello di monitorare il programma nucleare di Iran e Corea del Nord.
In questo contesto quindi, risulta davvero interessante comprendere il vero significato del discorso di Putin. Perché l’ex agente del KGB ha sentito la necessità di diffondere ora, nel momento di maggior dialogo con gli Stati Uniti, un discorso così duro e diretto?
Le motivazioni possono essere almeno tre:

1- come suddetto, siamo in piena negoziazione del nuovo trattato START (Strategic Arms Reduction Treaty) per la riduzione degli armamenti strategici e, una posizione forte del Cremlino, certamente contribuisce a non disequilibrare eccessivamente il negoziato verso Washington. Da rilevare, in questo senso, è il lancio da parte della Russia di un missile intercontinentale capace di trasportare ben dieci testate nucleari (chiamato RS-20V). Il missile, pesante 22 tonnellate e classificato dalla NATO con il nome di “Satan”, è stato lanciato dalla base di Orenburg (presso la frontiera con il Kazakistan) e ha colpito, con successo, il bersaglio nella penisola della Kamchatka a oltre 6000 chilometri di distanza;
2- una seconda spiegazione ricondurrebbe alla volontà di Vladimir Putin di rassicurare l’anima fortemente nazionalista dei suoi sostenitori che, negli ultimi anni, si è sentita molto colpita dal ridimensionamento della Federazione russa nel panorama internazionale;
3- il terzo e ultimo punto riguarda il concetto di “partner”. Diversi osservatori hanno ricondotto questo termine agli Stati Uniti. Si è detto anche che Putin ha usato la parola “partner” per non usare quella di “nemici”. Probabilmente, almeno in parte, è così. Il discorso però deve essere allargato. Quando Putin, in maniera molto netta, sostiene che “con una sorta di ‘ombrello’ i nostri ‘partner’ si sentiranno sicuri e faranno tutto ciò che vorranno”, probabilmente non intende riferirsi solo alla Casa Bianca, ma anche a Paesi come l’Ucraina e la Georgia che, nell’ottica di un remoto ingresso nell’Alleanza Atlantica, sperano di uscire totalmente dall’orbita di Mosca. La recente nuova crisi del gas tra Ucraina e Russia - a quanto pare momentaneamente appianata - è la nuova prova tangibile delle tensioni che attraversano la regione orientale del Vecchio Continente.

Diversi analisti sostengono che tra il Presidente, il “delfino” Dimitri Medvedev e il Primo Ministro, lo “Zar” Vladimir Putin, ci siano delle divergenze. Certamente Medvedev ha dimostrato di non essere solamente un uomo di Putin, ma di avere anche una sua capacità di gestire i temi diplomatici in maniera, apparentemente, più soft. Il diverso approccio però non deve ingannare: Putin e Medvedev condividono la stessa idea di Russia e aspirano entrambi ad un Paese forte e capace di influenzare i destini della geopolitica. Non a caso, proprio pochi giorni fa, il Presidente Medvedev ha dichiarato che “anche nel caso di un nuovo accordo START, ci sarà la possibilità di sviluppo di nuovi missili nucleari”. E’ chiaro però, che la vera “bocca” della Russia è ancora Vladimir Putin. Principalmente attraverso di lui si comprendono le linee guida della politica russa e, indubbiamente, il potere è ancora ben saldo nelle sue mani. Le porte del Cremlino, per lui, non sono poi così lontane…

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