
I documenti entrati in possesso del giornale britannico sono stati già consegnati all’AIEA (Agenzia Internazionale Energia Atomica) che, da parte sua, li starebbe valutando nell’ottica dell’implementazione delle sanzioni internazionali sinora imposte sul regime sciita.
Aumenta, forse non a caso, anche la repressione interna in Iran. E’ di queste ore la notizia della nuova sfida della Guida Suprema Ali Khamenei all’opposizione (Khamenei ha assicurato che tutti i nemici interni verranno eliminati) e dello stesso Presidente Ahmadinejad che, pubblicamente, ha nuovamente tacciato i manifestanti di essere solo agenti provocatori manovrati da forze esterne. Sembra poi terminata l’epoca degli intoccabili: il potente Hashemi Rafsanjani infatti, prima considerato Ayatollah ovvero un “segno Divino”, è stato ufficialmente declassato a “semplice” Hojjatoleslam, praticamente un insegnate di religione, etica e filosofia. La resa dei conti con l’ex Presidente sembra quindi giunta ad un punto di non ritorno.
Si acuisce quindi la crisi diplomatica tra Teheran e Londra, ma anche quella tra Londra e Gerusalemme. Se infatti, per un verso, il Governo inglese condanna con forza il programma atomico iraniano, dall’altro non sembra ancora aver raccolto la protesta proveniente da Israele in merito alle indiscrezioni (fonti Al Jazeera), a proposito di un mandato di cattura emesso da un Tribunale britannico contro l’ex Ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni. La Livni sarebbe stata messa sotto inchiesta per l’operazione “Piombo Fuso”, compiuta da Tzahal a Gaza tra il dicembre del 2008 e il gennaio del 2009. L’attuale leader del partito di opposizione Kadima ha, di conseguenza, annullato un suo viaggio a Londra per un Convegno ebraico.
La fine di dicembre si avvicina velocemente, e con essa anche la scadenza data dal Presidente americano Barak Obama all’Iran per la firma di un accordo sull’arricchimento dell’uranio. La Comunità Internazionale sembra orientata, come suddetto, verso una nuova serie di sanzioni contro Teheran, nella speranza che in Israele ci sia ancora qualcuno capace di aspettare.
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