
Sono due gli aspetti che rendono interessanti le elezioni uruguayane. Il primo è determinato dalla storia personale di Josè Pepè Mujica, ex leader dei Tupamaros, movimento di guerriglia attivo particolarmente tra il 1965 e il 1973. Il secondo aspetto è derivato dall’importanza regionale di queste elezioni latinoamericane: nel Sud del continente Americano ormai tutte le fratture politiche passando per la linea del pro o contro Chavez. Il leader bolivariano del Venezuela è diventato ormai un termine di paragone, negativo o positivo, su cui fondare intere campagne elettorali.
Per quanto riguarda la storia di Josè Pepè Mujica egli è stato, come detto, un membro dei Tupamaros. I Tupamaros, noti anche come MLN (Movimento de Liberaciòn Nacional), furono un movimento combattente, nato intorno al 1965 attraverso l’alleanza tra il “Movimento de Apoyo al Campesino” (Movimento di appoggio al contadino) di Raùl Sendic e parte del mondo sindacale. Il nome del movimento derivava dal glorioso ultimo re Inca, Tùpac Amaru II. L’MLN iniziò la sua attività rapinando banche e distribuendo il bottino ai poveri di Montevideo. Presto però, con l’acuirsi della repressione governativa e con l’instaurazione di un governo militare in Uruguay nel 1973, i Tupamaros passarono agli omicidi e ai rapimenti: tra gli altri vennero rapiti il potente bancario Pereyra Rebervel e l’Ambasciatore britannico in Uruguay Geoffrey Jackson. Tra le loro vittime invece si conta l’agente FBI Dan Mutrione, ucciso perchè accusato di addestrare il famoso “Escuadron de la Muerte” (Squadrone della Morte), la forza di polizia con poteri speciali nata per combattere l’MLN. Nel momento di maggior apogeo, tra il 1970 e il 1971, il movimento arrivò a contare addirittura tra i 6000 e i 10000 aderenti. Ben presto però, anche per via di alcune defezioni, molti leader dell’MLN - tra cui Sendic - vennero arrestati o costretti alla clandestinità. Solo con il ritorno alla democrazia dell’Uruguay nel 1985 e con la morte di Sendic, i Tupamaros poterono riorganizzarsi – stavolta in partito politico – e partecipare alle elezioni.
Il secondo aspetto, quello legato a Chavez, ha caratterizzato anche la campagna elettorale uruguayana. Mujica è stato spesso accusato dal suo rivale di voler intraprendere una linea politica vicina a quella del Presidente del Venezuela e a quella di Fidel Castro. Sembra presto per dare un giudizio definitivo, ma i primi segnali non paiono andare in questa direzione. Le prime dichiarazioni di Mujica e del suo futuro vicepresidente Danilo Astori, sono state all’insegna della conciliazione con l’opposizione nell’ottica di una possibile collaborazione con il futuro Governo. Il futuro Presidente Mujica ha anche chiesto scusa per le sue intemperanze verbali durante la campagna elettorale.
Sembra quindi che il prossimo governo uruguayano abbia intenzione di proseguire con la linea moderata del Presidente uscente Tabarè Vazquez, anch’egli di centro-sinistra, scegliendo come modello regionale il Presidente brasiliano Lula da Silva piuttosto che il bolivariano Hugo Chavez.
Certo però che i recenti abbracci tra Lula e Ahmadinejad non confortano molto...
RispondiEliminaSharon Nizza
Assolutamente non confortano.E' vero.
RispondiEliminaC'è però una lettura diplomatica del comportamento di Lula verso Ahmadinejad che ho trovato interessante. Si dice che Lula, partendo dal presupposto che Obama ha scelto (almeno per ora) la via del dialogo con Teheran, stia cercando di coivolgere molto l'Iran attraverso pubbliche azioni. L'obiettivo sarebbe quello di non permettere all'Iran di isolarsi per obbligarlo a scendere a patti. E' una strategia che, almeno per ora, non sta dando i risultati che ci si aspettava (ma staremo a vedere, anche se il tempo corre). Ricordo che Lula prima di ricevere Ahamadinejad ha ricevuto Liberman e Peres e che Israele rappresenta ancora uno dei maggiori partner del Mercosur (nel recente viaggio di Peres in Brasile sono stati firmati anche accordi militari - vedere il mio pezzo su questo). Indubbiamente c'è da stare allerta, ma non bisogna comunque confondere le politiche di Lula con quelle di Chavez, nonostante le differenze di vedute di entrambi con Israele.
Daniel
Praticamente quindi Lula starebbe cercando di fare l'Obama del Sud America, con la strategia della mano tesa che non sta dando molti frutti e che l'Iran sbeffeggia quotidianamente annunciando nuove costruzioni nucleari, sotto lo sguardo diciamo "disappointed" della comunità internazionale. Vabbè, almeno non potranno dire che non c'avemo provato...
RispondiEliminaMa quando scade l'ultimo ultimatum? A fine dicembre?
Buondì!
Sharon
si a fine dicembre e poi si parla di ulteriori sanzioni. Leggiti il pezzo di oggi sull'Iran e sulle sue strategie.
RispondiEliminaUn abbraccio
Daniel