
L’attacco, proveniente dal mare, fu un esempio di imitazione, da parte dei terroristi, delle tecniche delle forze speciali della marina e costrinse oltre 400 soldati indiani (tra cui speciali commandos) ad una vera e propria battaglia urbana durata ore. Oltre al Centro Ebraico, vennero presi di mira anche la Stazione ferroviaria – primo edificio attaccato – il comando della polizia, il Leopold Cafè, il Taj Mahal Palace & Tower Hotel, l’Oberoi Trident Hotel, il teatro metropolitano, il Mazagon docks, l’Ospedale di Cama e la Vile Parle, nella periferia della città. Come detto una vera e propria carneficina che costò la vita a 200 indiani e 22 stranieri.
Gli attentati vennero rivendicati dai Meccan Mujahideen, un movimento sino ad allora sconosciuto. Da parte sua l’India accusò direttamente il Pakistan sulla base di una telefonata verso Karachi compiuta da uno dei terroristi prima dell’attacco. Appare oggi chiaro come il Meccan Mujahideen sia una sigla di copertura di una organizzazione terroristica pakistana. I sospetti principali ricadono sul LET (ovvero il Lashkar-e-Toiba, l’ “esercito dei giusti”).
Il LET nasce in Afghanistan all’epoca dell’occupazione sovietica e viene inizialmente favorito sia dai finanziamenti della CIA - che ha creò il campo di addestramento di Kunnad - che dall’appoggio dell’ISI, il servizio segreto pakistano. Se il finanziamento americano terminò con la fine dell’occupazione sovietica dell’Afghanistan, pare che i legami tra il LET e l’ISI non si siano mai sciolti definitivamente sebbene, durante il periodo del Governo Musharaff, il LET abbia attaccato duramente anche lo stesso Pakistan. L’ideologia del gruppo è quella legata alla jihad, ispirata dalla volontà di togliere alla sovranità indiana le regioni del Jammu e del Kashmir.
I terribili fatti di Mumbai rischiarono di trascinare la regione indiana in un nuovo confronto militare tra India e Pakistan (sarebbe stato il quarto) e lasciarono nella costernazione la popolazione indiana, nota per la sua ospitalità e la sua tolleranza (in India, ad esempio, non si registrano atti di antisemitismo).
Per ricordare i fatti di Mumbai diverse cerimonie hanno avuto luogo in diverse città indiane (tutte blindatissime dalla polizia). L’unico terrorista sopravvissuto, il pakistano Muhammed Aimal Qasab, è attualmente sotto processo in India e, di recente, un tribunale pachistano ha incriminato sette persone per gli attacchi del 26 novembre 2008. Tra loro, Zaki-ur-Rehman Lakhvi, capo del LET.
La popolazione indiana sta partecipando in massa alle celebrazioni in atto e mazzi di fiori sono stati posti all’ingresso del Centro Ebraico di Nariman House. L’India, come si vede, non ha intenzione di dimenticare le sue vittime.
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