martedì 24 novembre 2009

ISRAELE/IRAN: QUANDO LE NOTIZIE SI LEGANO

Di Daniel Arbib Tiberi

Di indovini qui non ce ne sono e, purtroppo/fortuna, non è possibile davvero prevedere il futuro. Che qualcosa si stia muovendo però tra Israele e Iran, almeno provando ad interpretare le notizie che arrivano dalla regione, sembra certo. In questo caso, sono due le questioni che lasciano pensare.
La prima è la notizia, diffusa dal Ministero della Difesa israeliano, della distribuzione a breve (il prossimo mese) di maschere antigas di ultimo modello ad ogni famiglia israeliana ad un prezzo pro-forma di 20 Shekel (la moneta locale, circa cinque euro). Le maschere, secondo quanto è dato sapere, verranno consegnate porta a porta da un incaricato che ne spiegherà il funzionamento.
Purtroppo per Israele questa pratica sembra ormai diventata una consuetudine: già durante la Prima Guerra del Golfo infatti, la popolazione dovette indossare le maschere antigas quando, nel tentativo di allargare il conflitto, Saddam Hussein lanciò due missili che finirono vicino a Tel Aviv (i missili non colpirono la città solamente perché, allungandone la gittata, il dittatore iracheno ne aveva diminuito la precisione).
La seconda notizia è la recente esercitazione militare dell’esercito iraniano. Secondo quanto reso noto dalle autorità locali, l’esercitazione avrà una durata di cinque giorni e intenderebbe dimostrare le capacità di Teheran di difendere le proprie installazioni nucleari, soprattutto contro eventuali raid aerei. Secondo quanto ha detto il Generale iraniano Ahmad Mighani, nell’esercitazione saranno coinvolte tutte le unità militari e paramilitari, Guardiani della Rivoluzione e milizie Basiji compresi.
Ovviamente è assolutamente possibile che la notizia della distribuzione delle maschere antigas e quella dell’esercitazione militare iraniana, siano solo marginalmente collegate: può essere benissimo, infatti, che la scelta del Ministero della Difesa israeliano sia unicamente ricollegata ad Hamas ed Hezbollah e che le operazioni militari iraniane rientrino nella semplice pratica di “mostrare i muscoli”.
E’ possibile però, allo stesso tempo, che ci sia nell’aria un sentore di escalation degli avvenimenti e che Israele voglia proteggersi sia contro Hamas ed Hezbollah (eventuali punte avanzate di un possibile attacco iraniano) e contro i missili di Teheran. Allo stesso modo è possibile che Teheran veda come imminente un attacco aereo israeliano e che, a questa percezione, contribuisca anche la recente esercitazione congiunta israelo-americana denominata “Juniper Cobra”. La “Juniper Cobra” ha visto più di un migliaio di soldati americani – di stanza in Germania - impegnati in Israele per testare il nuovo sistema di difesa anti-missile che l’amministrazione Obama intenderebbe installare contro la minaccia iraniana. L’esercitazione, terminata il 3 novembre scorso, ha simulato un attacco missilistico iraniano, combinato al lancio di missili a corto raggio da Siria e Libano. Come eventuale risposta è stato testato il sistema anti-missile israeliano Arrow II e gli intercettori di fabbricazione americana THAAD (un sistema venduto recentemente dagli USA anche agli Emirati Arabi Uniti), i missili anti-aerei Patrioct PAC-3 e i nuovi sistemi di combattimento navale “Aegis” (gli Stati Uniti stanno pensando di mantenere tre unità navali nelle acque di Romani, Italia orientale e Polonia).
Come detto, il futuro non è dato conoscerlo, ma collegare tra loro fatti solo apparentemente distanti può risultare comunque un interessante esercizio, nella speranza che tutto rimanga solamente un grande bluff.

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