Ormai sono in molti a conoscere i contenuti del rapporto Goldstone: per l'opinione pubblica è diventato il rapporto che condanna ufficialmente Israele di crimini di guerra nella recente operazione militare Piombo Fuso nella Striscia di Gaza.
Il rapporto ha ricevuto anche una “investitura ufficiale” con il voto favorevole del 17 ottobre da parte del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite. Il Consiglio ha approvato il rapporto con venticinque voti favorevoli, tra i quali quelli di Cina, Nigeria, Pakistan, Egitto, Arabia Saudita, Russia, Cuba e Indonesia.
A quanto pare l'approvazione della mozione da parte del Consiglio dei diritti umani ha soddisfatto molti, ha permesso all'opinione pubblica antiisraeliana di avere la sua rivincita e ha legittimato nuovamente il regime di Hamas nella Striscia di Gaza.
Peccato però che abbia deluso proprio coloro che si sono dedicati direttamente alla stesura del rapporto, prima di tutto lo stesso Goldstone. Subito dopo l'approvazione del rapporto e la condanna ad Israele, Goldstone si è detto dispiaciuto per la lettura unilaterale del suo lavoro e per il completo silenzio in merito alle violazioni dei diritti umani compiute dai militanti di Hamas (si è fatto riferimento soprattutto all'uso dei civili come scudi umani e al lancio di razzi verso le città israeliane).
Alle lamentale del diretto interessato, vanno aggiunte le omissioni compiute dalla stessa Commissione dei diritti umani. Tra gli esperti che sono stati sentiti durante la stesura del rapporto c'era anche il Colonnello inglese Richard Kemp, ex comandante delle forze armate britanniche in Afghanistan e ritiratosi dalla vita militare nel 2006.
Durante la sua audizione il Colonnello ha rimarcato il fatto che durante l'Operazione Piombo Fuso (Cast Lead) i militari israeliani hanno fatto di tutto per salvaguardare la vita dei civili, al contrario di quanto fatto dai miliziani di Hamas che, per conto loro, hanno utilizzato la popolazione civile come scud. Tzahal ha tentato di evitare vittime civili nelle zone di combattimento cercando di avvertire precedentemente le possibile vittime attraverso volantini (oltre due milioni) e chiamate dirette (oltre 100.000).
Ovviamente, come ha sottolineato lo stesso Colonnello, le vittime innocenti sono state numerose. L'ex ufficiale britannico però ha precisato che, purtroppo, la morte di civili è parte dei drammatici errori che fanno parte della guerra, soprattutto di quella asimmetrica (una guerra spesso combattuta casa per casa). Ciò non cambia però il fatto che “più di ogni altra cosa le vittime civili sono state conseguenza del modo di combattere di Hamas. Questa organizzazione deliberatamente ha provato a sacrificare la sua popolazione civile”.
Se è lecito criticare e indagare anche sulle affermazioni del Colonnello Kemp, sembra però davvero poco democratico cancellarne praticamente la testimonianza.
Fortunatamente l'Italia non si è unita alla massa delle condanne verso Israele. Il nostro Paese anzi, seguendo una linea politica differente, ha votato contrario il 17 ottobre in sede di Commissione dei diritti umani ONU, ha rifiutato di partecipare all'esercitazione NATO-Turchia-Israele dopo l'esclusione di quest'ultima e, nell'ottica dell'implementazione delle relazioni tra Israele e Italia, ha concesso la base di Decimomannu in Sardegna all'aeronautica israeliana per compiere una esercitazione militare di simulazione di combattimento a lungo raggio. Alla simulazione hanno partecipato cinque F-15i, cinque F-16i e un Boeing 707.Ovviamente, scopo dell'esercitazione era quello di migliorare la preparazione dei piloti israeliani in vista di un possibile confronto con l'Iran.
La scelta dell'Italia lascia aperto un piccolo spiraglio verso una lettura internazionale più equa del conflitto arabo-israeliano-palestinese. La tutela dei diritti della popolazione civile palestinese è molto importante, ma altrettanto lo è quella della popolazione civile israeliana.
Le organizzazioni internazionali debbono oggi approcciarsi alle problematiche dei conflitti militari con una ottica più ampia. Le guerre asimmetriche sono infatti oggi anche guerre di simulazione e di inganno: uso di scudi umani, falsi funerali, immagini ritoccate e capacità di coinvolgimento emotivo. Tutte arti che organizzazioni come Hamas hanno sviluppato molto bene. Se però l'arte della simulazione può colpire l'occhio dell'inesperto, non può essere anche l'unico punto d'analisi di coloro che governano il mondo. La pace passa anche attraverso una diversa cultura della rappresentazione dell'altro.
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