
Le piste che possono essere seguite sono due:
1- gruppi legati al popolo Sharawi che, dal 1975 rivendica l’indipendenza del Shaara Occidentale (il cosiddetto Polisario). L’area, nel 1960, era stata inclusa dalle Nazioni Unite tra quelle a cui spettava l’indipendenza. Il re del Marocco Hassan II, però, si schierò contro l’ipotesi di un referendum per l’autodeterminazione della popolazione locale (ipotesi accettata dai colonizzatori spagnoli) e occupò nel 1975 l’area con le sue truppe. Da quel momento gli scontri sono stati costanti e il piano di pace del 2003 proposto da James Baker, si è risolto in un fallimento;
2- la seconda pista porta ad Al-Qaeda. L’organizzazione di Bin Laden, aveva già colpito duramente il Marocco nel 2003 con alcuni attentati che causarono morte e devastazione nella città di Casablanca. Nel maggio del 2003, infatti, furono ben 12 i kamikaze che colpirono l’hotel Farah, il cimitero ebraico, il circolo “Alleanza per Israele”, un ristorante italiano e la Casa di Spagna. Altri attentati a Casablanca furono attuati nel 2007, ma causarono la morte unicamente dei due kamikaze. Per fare nomi e cognomi, per Al-Qaeda in Marocco si intende specificatamente il “Gruppo Islamico Combattente Marocchino”, legato alla probabilmente alla piu’ grande AQMI, Al-Qaeda nel Maghreb Islamico, di cui una cellula è stata sgominata nel Shaara nel gennaio scorso.
Dunque, chi è il responsabile? Partiamo da un presupposto: purtroppo, una linea di demarcazione netta tra il Polisario e l’AQMI non è possibile tracciarla. Infatti, la cellula dell’AQMI sgominata nel gennaio scorso in Marocco, ha portato gli investigatori a trovare dei collegamenti tra il gruppo legato al popolo Sharawi e il movimento terrorista di Bin Laden. Probabilmente, piu’ che una “alleanza militare”, le due realtà sono connesse da loschi affari tra cui rapimenti, estorsioni, rapine e traffico di droga. Azioni che servono ai miliziani per il finanziamento economico.
Un video postato su Youtube tre giorni prima dell’attentato (contenente minacce esplicite al Marocco) e un’attenta analisi, quindi, porta ad individuare in Al-Qaeda il principale responsabile dell’attentato di Marrakesh. Ora, perché il gruppo di Bin Laden ha inteso colpire il Marocco? La ragione è semplice e porta direttamente agli accadimenti recenti nel Mediterraneo, quella che comunemente è definita la “Primavera araba”.
Come diversi altri Paesi, anche il Marocco ha avuto le sue proteste di piazza (iniziate il 20 febbraio scorso e continuate, a scaglioni, sino al 24 aprile). Al contrario della Tunisia e dell’Egitto, però, in Marocco il Re Mohammed VI ha annunciato una storia riforma costituzionale in senso democratico. Ascoltando le istanze della popolazione, il monarca ha varato una nuova Carta in cui il suo potere è estremamente depotenziato (a favore dell’esecutivo e del legislativo), in cui viene garantita l’indipendenza della magistratura ed in cui si prospetta una riforma in senso federale del Paese (andando incontro alle istanze del Popolo Sharawi). Insomma, il re è riuscito a rafforzare la sua posizione garantendo, indirettamente, anche la continuazione di quella politica “laica” e antifondamentalista, che il Marocco ha portato avanti negli ultimi anni (nel 2004 è stata varata anche una riforma del diritto di famiglia). In politica estera, il Marocco ha mantenuto buoni rapporti con l’Occidente e particolarmente con gli Stati Uniti.
Insomma, il re ha fatto esattamente quello che Al-Qaeda non avrebbe mai voluto. Non va dimenticato, infatti, che Al-Qaeda è rimasta silente durante le rivolte che hanno caratterizzato la fine del regime di Ben Ali e di Mubarak. Due leader considerati nemici dai militanti politici islamismi locali. Colpire così duramente il Marocco ha il preciso scopo di portare il Paese nel caos, colpire il settore del turismo marocchino (vitale per Rabat) e provocare un senso di paura generale.
Quanto accaduto, però, dimostra anche che la scelta di Mohammed VI è quella giusta e deve essere portata avanti: le riforme democratiche e l’unione della popolazione marocchina intorno alle istituzioni statali rappresentano una alleanza che, se mantenuta, riuscirà sicuramente a sconfiggere i deleteri valori del terrore e del culto della morte perseguiti dai seguaci dell’emiro saudita…
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