
Indubbiamente, è davvero impossibile non confermare che un giocatore di borsa con capacità, riesca ad arricchirsi con astuzia, facilità e dei semplici “click” a discapito di chi, per intere giornate, lavora in ufficio o in fabbrica.
Incolpare, però, della crisi economica gli speculatori rappresenta una giustificazione che, per quanto semplice e conveniente, non aiuta davvero nessuno a capire chi sono i veri responsabili dell’attuale crisi economica.
Partiamo dall’inizio: chi è uno speculatore e cosa fa? Aprendo la pagina di Wikipedia, è possibile trovare la seguente definizione dell’attività di “speculazione”: “la speculazione è l'attività dell'operatore che entra sul mercato nel momento presente, presumendo degli sviluppi ad alto rischio il cui esito, positivo o negativo, dipenderà dal verificarsi o meno di eventi su cui egli ha formulato delle aspettative”.
In pratica, molto semplicemente, lo speculatore è assimilabile ad uno scommettitore che, nel caso macroeconomico, analizzando l’andamento delle borse decide, senza pietà, che titolo merita la sua fiducia e che titolo non ha più alcun senso possedere.
La scommessa, però, non è frutto degli umori del singolo e della sua insensata volontà di colpire a freddo. Certamente, è piena la storia di casi di speculazioni mirate volte a fare pressione su questo o quel soggetto considerato ostile. Ma, generalmente, le valutazioni di uno speculatore si basano su dati certi frutto, ovviamente, del giudizio su alcune politiche messe in pratica dai vari soggetti quotati in borsa.
Nel casi dei titoli di Stato, quindi, la valutazione di uno speculatore si baserà, ad esempio, sulla solidità economica, sulla veridicità dei conti e sulla forza politica che lo Stato stesso esercita a livello globale. Nel caso greco, per parlare di un fatto concreto, gli speculatori hanno evidenziato la crisi, ma non sono stati la causa della crisi stessa. La fragilità dello Stato greco era un dato di fatto che, grazie a soggetti finanziari compiacenti e ad enormi disattenzioni istituzionali, è passata per anni sotto silenzio. Alla base, però, il problema esisteva e gli speculatori hanno solo compiuto il loro terribile lavoro: scommettere sulla non solidità dell’economia di Atene e sul suo fallimento. Un processo del tutto razionale.
Di rimando questo ragionamento, fatto al contrario, spiega perché gli speculatori non scommettano sul fallimento dell’economia americana, cinese o brasiliana. La solidità di questi Stati, infatti, rende evidente allo speculatore quanto investire sul loro fallimento non rappresenti una scommessa sensata.
La stessa terribile crisi economica vissuta dall’economia americana poco tempo fa ha, chiaramente, permesso a diversi speculatori di arricchirsi (essi, infatti, hanno scommesso sul crollo del castello di sabbia dei mutui “subprime”). Allo stesso tempo, però, la forza politica dello Stati Uniti e la sua credibilità internazionale, hanno garantito quel Paese dal rischio di ulteriori speculazioni. Chi avrebbe, infatti, scommesso sul fallimento della Casa Bianca? Attualmente solo un folle.
Prendersela con gli speculatori, quindi, ha davvero poco senso. Potrebbe essere sensato criticare un certo modo di fare economica a dir poco “spregiudicato”, ma le crisi sono tutte interne alla politica e nelle scelte politiche devono trovare la loro soluzione.
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