
Brevemente, per Walt, la minaccia iraniana è eccessivamente sopravvalutata per i seguenti motivi principali:
1- esiste una sovrastima delle potenzialità militari dell’Iran (l’Iran spende il 2% del budget per la difesa rispetto agli Stati Uniti);
2- viene approssimata in eccesso la capacità di Teheran di esportare la sua ideologia;
3- si ritiene, a torto, che l’Iran possa condividere eventualmente le sue conoscenze sulla tecnologia nucleare e condividerle con alcuni alleati;
4- la presenza nel Golfo Persico degli Stati Uniti è talmente forte da non poter veramente considerare quella iraniana una minaccia per la regione
Cerchiamo quindi di rispondere alle affermazioni del Professor Walt in maniera altrettanto schematica:
1- fare il raffronto tra le spese militari americane e quelle iraniane è un non senso. Gli Stati Uniti, infatti, sono impegnati in numerose missioni militari internazionali e, per la responsabilità che detengono (soprattutto dopo la fine della Guerra Fredda), hanno il dovere di garantire la sicurezza in diverse aree del mondo;
2- le capacità di esportazione dell’ideologia della Repubblica islamica sono state dimostrate chiaramente in Libano. Certamente Hezbollah, oggi, sta divenendo sempre di più un movimento nazionale, ma non bisogna dimenticare le modalità della sua nascita e chi, anche ora, ne garantisce nei fatti l’esistenza. Inoltre, le capacità iraniane di influenzare attori esterni, supera il mero discorso ideologico. Le alleanze strategiche con Hamas e con la Siria ne sono la dimostrazione;
3- difficile che l’Iran voglia condividere le sue conoscenze sul nucleare? Possibile, anzi, certo che Teheran vorrà mantenere sempre per sè dei segreti sul know-how acquisito. Non bisogna dimenticare, però, che il progetto nucleare della Siria parte da un sostegno dell’Iran e, proprio di recente, si è parlato di una collaborazione in materia di nucleare tra l’Iran e il Venezuela di Chavez;
4- in merito alla presenza militare degli Stati Uniti nel Golfo Persico, va ricordato che questa venne approfondita con l’intervento militare delle Nazioni Unite nel 1991 (liberazione del Kuwait). Partendo dal presupposto che, anche sulla base del famoso discorso di Kennan, gli Stati Uniti mantengono una forte presenza nell'area per gli interessi energetici che ricopre, non si può dimenticare però che, proprio la presenza degli Usa, ha evitato una maggiore proliferazione degli armamenti (particolarmente quelli nucleari) nella regione, non bisogna dimenticare quanto Teheran minacci attualmente direttamente i suoi vicini, soprattutto per il controllo del traffico commerciale nello Stretto di Hormuz (si veda, a tal proposito, la questione delle isole contese con gli Emirati Arabi Uniti). Senza gli Stati Uniti a garanzia delle monarchie sunnite, certamente l’Iran potrebbe facilmente destabilizzare la regione appoggiandosi sulle minoranze sciite presenti (in parte questo sta avvenendo in Yemen tramite la minoranza degli Huthi).
Indubbiamente, le teorie del Professor Walt continuano a far discutere per la loro “alternatività”. Si tratta di legittime idee, spesso prive però di una fattiva dimostrabilità. Tralasciando il difficile discorso dell'accusa di antisemitismo mossa al Professor Walt per il suo libro “La Israel Lobby e la politica estera americana”, sembra confermarsi il fatto che, più che ragionare di geopolitica, il Professore americano si stia specializzando nello scrivere articoli che sostengano soprattutto la sua unica idea politica: la necessità di porre termine alla special relationship tra Israele e Stati Uniti.
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