domenica 27 giugno 2010

DOVE VA L'EGITTO?

di Daniel Arbib Tiberi

In Egitto è tornato a far parlare di sé l’ex Segretario dell’Agenzia Atomica Internazionale (AIEA), Mohamed El Baradei. L’occasione è stata quella di una grande manifestazione popolare contro la polizia egiziana, accusata di aver trascinato con la forza un giovane fuori da un caffè di Alessandria, di averlo picchiato e, infine, ucciso. Il ragazzo si chiamava Khaled Said e aveva 28 anni e, la sua colpa, sarebbe stata quella di aver filmato i poliziotti mentre prendevano i soldi da uno spacciatore locale.



Partecipando alla manifestazione, El Baradei ha lanciato un segnale forte del suo interesse ad essere considerato ancora il leader del movimento Assemblea Nazionale per il Cambiamento (Kafaya) e il principale antagonista di Mubarak nella sfida alle elezioni presidenziali egiziane. El Baradei chiede al regime egiziano una svolta verso la democrazia e la revoca dello stato di emergenza, in vigore sin dalla morte del precedente presidente Sadat.
E’ difficile capire che strada potrebbe prendere l’Egitto di domani: diversi analisti vedono come favorito alla successione di Hosni Mubarak, il figlio Gamal. Purtroppo per Hosni, però, Gamal è considerato debole, poco amato dall’esercito e dalla popolazione.
Il movimento più temuto rimane quello dei Fratelli Mussulmani: quando gli americani premettero su Mubarak per favorire libere elezioni, nel 2005, i Fratelli Mussulmani conquistarono 88 seggi su 160 nel Parlamento nazionale. Un esito che spaventò la stessa Casa Bianca che, infatti, non disse nulla quando il rais egiziano decise di escludere la Fratellanza dalle elezioni legislative del 2007. Attualmente gli eredi di Al Banna sostengono la Presidenza di El Baradei. Per l’ex Ministro degli Esteri egiziano, si tratta di un sostegno necessario, ma sicuramente scomodo.
Probabile, comunque, che Mubarak continuerà a conservare il suo potere aiutato dal Generale Omar Suleiman, capo dei servizi segreti egiziani e vero uomo chiave del regime egiziano. Suleiman (nato nel 1935) potrebbe gestire il momento transitorio e, magari, sostenere Gamal nella sua ascesa al potere e nella conquista del consenso all’interno, soprattutto, delle forze armate. Una maggiore apertura ai diritti civili e la fine dello stato di emergenza, infine, potrebbero aiutare lo stesso Gamal a conquistare consensi tra la popolazione evitando, così, il rischio di un 1979 in salsa egiziana…

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