mercoledì 9 dicembre 2009

TRA LA NATO E LA RUSSIA E' TORNATO BUONUMORE...

di Daniel Arbib Tiberi

Tra Stati Uniti e Russia, dopo due anni di duri scontri diplomatici, sembra realmente tornato il dialogo. Il 4 dicembre scorso infatti, è stato reso noto l’accordo tra Mosca e la Nato in merito alle cosiddette “minacce del 21° secolo”.
La Russia e l’Alleanza Atlantica, fanno sapere da Bruxelles, hanno reciprocamente concordato di ritenere come minacce principali da dirimere per il secolo in corso le seguenti aree: l’Afghanistan, il terrorismo (inclusa la vulnerabilità delle infrastrutture critiche), la pirateria, la proliferazione delle armi di distruzione di massa (WMD) e i disastri naturali. Un documento dettagliato in merito a questo accordo si attende per la fine del 2010.
Non solo: per il nuovo anno, i due giganti delle relazioni internazionali – dando per scontato che le azioni dell’Alleanza rispecchiano principalmente l’andamento della politica estera a Washington - hanno concordato il Programma di lavoro del Consiglio Nato-Russia. In questo senso, i principali temi in agenda sono: l’Afghanistan, la lotta al terrorismo, la difesa antimissile, la cooperazione in materia di risposta alle emergenze, protezione dei civili, ricerca scientifica e diplomazia pubblica.
L’importanza di un accordo come questo, sebbene ancora informale, si capisce solamente considerando due aspetti che avevano causato non pochi attriti tra la Russia e gli Stati Uniti nei mesi scorsi. La prima questione è stata quella del famoso “scudo stellare”, progetto riproposto dalla precedente presidenza americana di George W. Bush. L’obiettivo era quello di dispiegare un sistema di difesa antimissile in Polonia e Repubblica Ceka con lo scopo, così si diceva alla Casa Bianca, di reagire ad una possibile azione militare iraniana. Mosca non la prese bene e cominciò a progettare il dispiegamento dei missili a corto raggio Iskander nell’enclave baltica di Kaliningrad – città famosa per aver dato i natali al filosofo tedesco Immanuel Kant. Con l’abbandono del progetto da parte del Presidente Obama, anche Mosca a abbassato i toni. Proprio in questi giorni, il Cremino e la Casa Bianca hanno fatto sapere di essere vicini ad un accordo che sostituisca lo START - firmato la prima volta nel 1991 (START I) e revisionato l’ultima volta nel 2001 - per una nuova limitazione degli armamenti strategici.
La seconda questione è l’Afghanistan. Il Presidente americano Barak Obama ha deciso per l’invio di altri 30.000 militari (il famoso surge), con l’obiettivo di riconquistare definitivamente il territorio. Gli Stati Uniti però, hanno detto di aspettarsi una maggiore cooperazione anche dagli alleati della Nato. Per avere delle risposte definitive si dovranno attendere i risultati della Conferenza Internazionale sull’Afghanistan, prevista a Londra per il 28 gennaio 2010. Per intanto, un risposta positiva è arrivata dalla Russia: per la prima volta dal ritiro sovietico da Kabul, Mosca si è detta disposta a cooperare attivamente nella lotta ai Talebani. Sebbene il Presidente russo Medvedev abbia pubblicamente ribadito di non avere nessuna intenzione di mandare i suoi soldati direttamente in Afghanistan - il ricordo del passato è ancora troppo forte - Mosca si è detta disposta a cooperare in particolare in materia di autorizzazione al transito di truppe dirette in Afghanistan, definizione di appositi progetti economici ed eventuale addestramento di militari e poliziotti afgani (l’addestramento dei poliziotti, in particolare, rappresentò il fallimento dei tedeschi in Afghanistan).
Insomma, dopo aver tanto sentito parlare di nuova Guerra Fredda, oggi la Comunità Internazionale sembra vivere una “nuova distensione”. Per chi non ama farsi prendere dai facili entusiasmi però, sarebbe più intelligente limitarsi a descrivere il tutto come un “grande accordo basato su reciproci interessi”, forse l’unico patto possibile nelle relazioni internazionali.

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